La Giunta Fontana non smette di assumersi il ruolo di battistrada della privatizzazione del SSN: Infatti, oltre ad avere inserito nella più recente legge Regionale sulla Sanità (LR22/2021)il concetto anticostituzionale di equivalenza fra strutture pubbliche e strutture private convenzionate, il 15 settembre scorso ha approvato una delibera (DGR 4986 del 15.09.2025) che spinge le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche a mettere a disposizione le proprie prestazioni alle mutue, alle assicurazioni private (inclusi i cosiddetti pacchetti di “welfare aziendali” introdotti in molti contratti collettivi nazionali, come quello della sanità pubblica e ora proposto anche per la pubblica istruzione). Si riapre spudoratamente la stagione di barbarie che la legge istitutiva del SSN ,la 833 del 1978, aveva chiuso, quella delle mutue fra loro diversificate a seconda della ricchezza delle loro casse e delle opere di beneficienza per i poveri. Ora chi paga si cura subito e bene, chi non paga aspetta e ottiene il minimo e spesso ormai il meno del minimo. Si sta ricostruendo una feroce sanità di classe. Le politiche neoliberiste spingono verso la sanità integrativa per mettere la sanità nel libero mercato e compensare i tagli sul welfare, che orami saranno drastici, visto l’impegno preso da Meloni e Crosetto per l’aumento delle spese militari. La sanità integrativa è sollecitata dalla legge regionale lombarda sopracitata e prevista anche dalla bozza del “regionalismo differenziato” In realtà ad oggi solo il 7 % delle famiglie italiane possiede almeno una polizza sanitaria, in valori assoluti 1,7 milioni di famiglie, il 93%, cioè 24,6 milioni di famiglie si sentono ancora tutelati dal SSN, perché secondo Costituzione la sanità in Italia è un diritto per tutti e tutte, gratuito, finanziato con la fiscalità progressiva E’ già pronta come allegato della delibera il fac-simile di convenzione che regola il rapporto fra pazienti assicurati, ente assicurativo e struttura pubblica. Si snatura così sempre più la funzione del sevizio sanitario pubblico che non è solo quello di diagnosticare e curare, ma anche e principalmente quella di prevenire cioè di individuare i determinanti sociali, ambientali, lavorativi della salute intervenendo per prevenire la malattia o ritardarla nel tempo. Le strutture pubbliche, in affanno per mancanza di personale e di fondi, ricorreranno a questi accordi per far quadrare meglio i magri bilanci; il personale sanitario sarà attratto dai compensi più alti di quelli ordinari, ma di fatto si toglierà spazio e diritti esigibili alla maggioranza dei cittadini e delle cittadine, non assicurate. In una sola delibera quante picconate alla Costituzione!
Un grande regalo alle assicurazioni private.