Genova: di nuovo provocazioni contro i movimenti di lotta

Il capoluogo ligure da decenni ha rappresentato il luogo di nascita di movimenti, che poi hanno avuto carattere anche internazionale. Per restare nella “modernità”: dall’insurrezione contro il convegno MSI e il governo Tambroni, del 30 giugno 1960, che diede l’avvio al primo governo di centrosinistra, alla nave di solidarietà per il Vietnam, alle manifestazioni contro il G8 del luglio 2001 e al Social Forum, alla manifestazione di consenso che ha accompagnato la partenza della Global Sumud Flotilla: moti di popolo, che hanno sempre travalicato in partecipazione la mera sommatoria delle organizzazioni che li promuovevano. Decine di migliaia di persone, tantissimi giovani e, tra loro, tantissime ragazze, che hanno portato in piazza il loro entusiasmo, la loro radicalità, i loro corpi davanti a barriere portuali e scali ferroviari. Di più: a Genova si è visto finalmente sfilare, nello stesso giorno, se non assieme, sindacato di base e Camera del Lavoro, divisi negli orari, ma a contatto nel reciproco saluto dei cortei. Un movimento popolare in crescita, che abbraccia Gaza, che trova sponda in due scioperi generali in pochi giorni, che insinua nelle masse la convinzione che manifestare possa davvero servire, e infatti è servito a imporre una tregua.
Tutto questo fa paura ai padroni del vapore. Allora, puntualmente spuntano le provocazioni: viene ritrovata una cassetta con sassi, fumogeni, con la scritta Acab, diversi bulloni… e due molotov “scariche”. Sono state lasciate vicino all’ingresso delle acciaierie di Cornigliano, l’ex Italsider, l’ex ILVA, Acciaierie Italiane: sfinite da decenni di cassa integrazione e di assenza di un piano industriale nazionale. La cassetta è stata messa lì dopo che qualcuno ha ventilato l’ipotesi di un forno elettrico, dopo che la FIOM si è malauguratamente contrapposta al Comitato dei cittadini, che lo osteggiano, richiamandosi all’Accordo di Programma che aveva sancito la chiusura delle aree a caldo. La firma, strano a dirsi, allude a chi osteggia il nuovo progetto…. L’intento è palese, buttare benzina sul fuoco dividendo il fronte che difende il lavoro da quello che difende l’ambiente.
Il giorno precedente raid fascista notturno in un liceo occupato: il Leonardo da Vinci, situato in una zona centrale, a cinque minuti dalla Questura- I ragazzi occupanti presenti hanno ripetutamente chiamato la polizia, ma questa, nonostante la vicinanza e le molte pattuglie in giro, è intervenuta solo dopo più di un’ora e mezza. La mattina successiva i media locali hanno cercato di minimizzare l’episodio, dicendo che i protagonisti erano minorenni non iscritti a nessuna organizzazione neo fascista, che erano “maranza”, dimenticando che “fascista lo è chi fascista lo fa” e che inneggiare al duce e fare svastiche è gravissimo a prescindere dall’ignoranza politica della storia. Se pensiamo alle provocatorie cariche della polizia avvenute in altre città contro cittadini e cittadine che manifestavano pacificamente il loro sostegno al popolo palestinese, bisogna essere molto preoccupati della tenuta democratica del nostro Paese.
Come sempre, le molotov, vuote o piene che siano, e i raid fascisti non ci intimidiranno. Andremo avanti. Saremo nelle periferie, con presìdi, a dire che la tregua a Gaza non è pace e che questa non si potrà certo raggiungere senza l’autodeterminazione di un popolo. Saremo lì per provare a spiegare alle decine di migliaia di persone in piazza per la Palestina che occorre comprendere che sionismo, colonialismo e repressione del dissenso sono collegate al peggioramento delle condizioni di vita delle masse dei lavoratori e delle lavoratrici. La bozza della nuova finanziaria è lì a evidenziare questo nesso: più soldi alle armi, meno soldi a welfare, salute, lavoro, ambiente. Diamo respiro politico al “blocchiamo tutto” Sciopero generale contro la guerra e la economia di guerra