Campania 2025: l’alternativa al sistema di potere. Voci e programmi per una svolta reale. Oltre la retorica bipolare

Il prossimo appuntamento elettorale di domenica 23 e lunedì 24 novembre non è una semplice scadenza amministrativa, ma un bivio storico per la Campania. L’analisi dello scenario politico attuale ci restituisce un quadro chiaro: da un lato esiste un blocco bipolare — neoliberista e atlantista — che, pur cambiando volto, persegue le stesse logiche di privatizzazione e smantellamento del welfare; dall’altro, esiste una reale possibilità di rottura sistemica incarnata dalla Lista Campania Popolare con Giuliano Granato Presidente.
Campania Popolare non è una somma algebrica di sigle, ma un cartello elettorale di sinistra (Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, PCI) che traccia una rotta diametralmente opposta alla narrazione dominante. Il programma è una dichiarazione di guerra alla precarietà e alle lobby: salario minimo, stop al consumo di suolo e alla mafia ambientale, e il ritorno di Sanità, Scuola e Trasporti al rango di diritti costituzionali inalienabili, così come ribadito più volte dal candidato Presidente Giuliano Granato. 
Per comprendere la portata operativa di questa svolta, abbiamo riunito tre candidati che incarnano questa lotta sui territori: Mena Avagliano, Arturo Bonito e Maite Iervolino.

Il confronto: indicazioni operative per il cambiamento

Marco Nesci: Entriamo subito nel merito delle questioni che toccano la carne viva dei cittadini. Mena, la narrazione ufficiale parla di grandi opere, ma la realtà quotidiana del pendolare è ben diversa. Il diritto alla mobilità in Campania è garantito? E quali sono le azioni operative immediate per invertire la rotta?

Mena Avagliano: Essere chiari è un dovere: oggi in Campania il diritto alla mobilità è negato. Non è un’opinione, è un fatto misurabile in corse saltate, mezzi vetusti e un isolamento drammatico delle aree interne. Chi vive lontano dai centri di potere è trattato come cittadino di serie B. Il pendolarismo è diventato un percorso a ostacoli punitivo. La nostra risposta operativa non si basa su promesse, ma su punti tecnici precisi per ristabilire la giustizia sociale:

  • Rinnovo immediato del parco mezzi: servono autobus ecologici e treni moderni, non scarti di altre regioni.
  • Potenziamento delle aree interne: ristabilire i collegamenti con le zone rurali e periferiche è la priorità assoluta.
  • Controllo pubblico e trasparente: orari certi, frequenze garantite e un sistema di monitoraggio accessibile ai cittadini.
  • Biglietto Unico: integrazione tariffaria digitale reale, per semplificare la vita e ridurre i costi.

Voglio però aggiungere un dato politico fondamentale: la mobilità non è neutra, è una questione di genere. Quando il sistema crolla, sono le donne a pagarne il prezzo più alto nel tentativo di conciliare lavoro e cura. Un autobus che non passa sottrae tempo alla vita e alla sicurezza delle donne. Per questo il nostro piano prevede fermate illuminate, orari flessibili e un piano regionale contro le molestie. Garantire trasporti efficienti significa liberare tempo e opportunità per le fasce più fragili.

Marco Nesci: Dalla mobilità alla salute, il passo è breve quando si parla di diritti negati. Arturo, assistiamo a un’apertura preoccupante di Roberto Fico verso la sanità privata, in continuità con lo smantellamento operato da De Luca. Qual è la strategia di Campania Popolare per riportare la Costituzione negli ospedali?

Arturo Bonito: La continuità tra Fico e De Luca è evidente: entrambi trattano la salute come una merce. Le liste d’attesa infinite e la migrazione sanitaria verso il Nord certificano il fallimento della privatizzazione strisciante. La nostra indicazione operativa è netta: la salute non si vende. Per attuare l’articolo 32 della Costituzione servono azioni di rottura col presente:

  • Stop ai regali ai privati: Nessun fondo pubblico alle strutture convenzionate senza risultati verificabili sull’abbattimento delle liste d’attesa. Chi prende denaro pubblico deve rispondere alla collettività, non agli azionisti.
  • Piano assunzionale massiccio: Medici e infermieri vanno assunti subito nel pubblico per coprire i vuoti organici drammatici.
  • Riapertura dei presidi: Bisogna riaprire gli ospedali chiusi e potenziare la medicina territoriale attraverso Case di Comunità realmente attive.

La sanità deve tornare a essere universale e gratuita. Ripubblicizzare la sanità campana è l’unico modo per sottrarla alle logiche di profitto e restituirla ai cittadini.

Marco Nesci: Chiudiamo con il quadro politico generale. Maite, perché l’esperienza di questa lista è necessaria? E in che modo un risultato positivo in Campania, sommato a quello toscano, può innescare un cambiamento su scala nazionale?

Maite Iervolino: Questa lista è fondamentale perché rappresenta l’unica vera discontinuità. Siamo un’anomalia nel sistema: tre forze comuniste e radicali unite contro il decennio di potere deluchiano e contro le finte alternative che strizzano l’occhio al mercato. La nostra forza sta nella nostra identità: non siamo politici di professione, ma persone comuni che vivono i territori. La nostra missione è ridurre la distanza siderale che oggi esiste tra istituzioni e cittadini. Il nostro modello politico è preciso:

  • Lotta ai beni comuni: Sanità, scuola, ambiente e democrazia partecipata non sono negoziabili.
  • Politica Femminista e di Pace: Contro ogni violenza e per l’uguaglianza sostanziale.

Un buon risultato di Campania Popolare, unito al modello toscano di Antonella Bundu, è strategico. Dimostra che si può sfidare i “padroni” e il mercimonio politico senza compromessi. Noi siamo l’argine a chi svende i diritti per il profitto. L’invito è secco: andate a votare. Non è solo un dovere civico, ma l’esercizio di un diritto che ci permette di rivendicarne altri. Al lavoro e alla lotta!