Comunicato del Circolo PRC “Gabriele Centineo” di Catania
Paradossalmente, le misure restrittive e le incriminazioni dei componenti del comitato d’affare che ha lucrato cinicamente sulla sanità siciliana, e non solo, arrivano il giorno dopo la fiducia confermata dalla maggioranza dell’Ars al Presidente del governo presieduto da Renato Schifani, tenuto assieme da un controllo scientificamente spartitorio e totalizzante delle istituzioni e dei centri di potere amministrativo.
Per quest’ultimo (e per le forze che lo sostengono, compresa Fratelli d’Italia), impelagato in una guerra interna degna delle peggiori stagioni democristiane e nei procedimenti giudiziari che interessano il Presidente dell’Assemblea parlamentare Gaetano Galvagno, vicinissimo al Presidente del Senato La Russa, si potrebbe intonare il de profundis politico.
Non sappiamo se a staccare la spina della sopravvivenza del governo siciliano ci penseranno le inchieste della magistratura; ma è evidente che l’opposizione di centrosinistra presente all’Ars non ha fatto registrare alcuna capacità di interdizione rispetto alle scelte strategiche che hanno caratterizzato la gestione dell’uomo legato a Berlusconi e Dell’Utri. Sappiamo purtroppo che il contesto sociale della Sicilia è segnato dalla desertificazione delle aree interne, dalla cementificazione selvaggia delle coste, dall’assenza di interventi per bloccare i processi migratori delle nuove generazioni, dalla permanente crisi idrica, dalla privatizzazione tutt’altro che strisciante della Sanità pubblica, dalla crisi dell’occupazione e del lavoro, dalla modificazione genetica dell’economia dell’Isola diventata piattaforma commerciale e turistica a scapito della sua natura agricola e dell’industria manifatturiera; in questo contesto, il governo Schifani ha dato il via libera alla privatizzazione degli aeroporti, all’avvio del percorso di realizzazione degli inceneritori di Palermo e Catania, alla destinazione di oltre un miliardo di euro per il Ponte sullo Stretto sottratti dal bilancio regionale a scapito della mobilità sostenibile, al furto delle risorse finanziarie sottratte al sud per favorire le imprese del nord e la secessione dei ricchi, a una ulteriore militarizzazione del territorio schierando la Sicilia sul fronte avanzato della guerra e dell’economia di guerra.
Tutto ciò mentre le città siciliane, da Catania a Palermo, da Messina a Siracusa, fanno registrare indici negativi e in caduta libera nella qualità della vita, e mentre i tassi di precarietà e povertà crescono senza alcun segnale di controtendenza.
Questa situazione di decomposizione morale e civile, di disgregazione sociale, può e deve essere fermata e capovolta in un percorso che abbia come scelta strategica l’alternativa dei diritti del lavoro, di un Mediterraneo di pace cooperazione e accoglienza, del no alla militarizzazione e alla cementificazione, del contrasto all’esclusione sociale, della tutela della natura. Le mobilitazioni di questi mesi contro la guerra e a sostegno del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e contro il genocidio, il valore umano universalistico espresso dalla Flotilla vanno rilanciati, nella consapevolezza che la maggioranza del popolo siciliano, nonostante la sfiducia e la separatezza dalle istituzioni, ha bisogno di essere rappresentato e di rappresentarsi.