Milano – Dal Giambellino a San Siro, un appello contro la guerra a poveri e lavoratori scatenata dal Governo Meloni!

La Prefettura, di concerto con la Regione Lombardia e il Comune di Milano, dopo le due operazioni di sgombero in San Siro che avevano l’obiettivo dichiarato di allontanare diverse famiglie di occupanti dal quartiere di case popolari Aler in zona Stadio e che avevano visto la presenza dell’Assessore alla Casa Regione Lombardia Paolo Franco, giovedì 20 novembre ha preso di mira il Giambellino, quartiere di case popolari nel sud-ovest di Milano.
I numeri diramati nel Comunicato della Prefettura sono di dimensione inedita; 150 gli agenti impegnati in quella che non esito a definire la più grande operazione di rastrellamento nel quartiere dai tempi delle brigate rosse… Leggiamo sempre dal comunicato della Prefettura, “Il quartiere è stato al centro di un imponente dispiegamento congiunto di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale, affiancati da AMSA, ATM, ATS, Ispettorato del Lavoro e ALER. L’intervento ha puntato al contrasto di criminalità diffusa, occupazioni abusive, spaccio di droga e presenza irregolare di cittadini stranieri, oltre al ripristino del decoro urbano. Durante i controlli sono state identificate 500 persone, verificati 112 veicoli e comminate numerose sanzioni amministrative”.
Chiunque non sia del Giambellino e legga un tale comunicato potrebbe pensare che il quartiere sia un covo di terroristi, spacciatori e delinquenti dediti a ogni forma di “fatto delittuoso” per usare gli stessi termini quasi da Minculpop usati nel Comunicato.
E’ stata scritta una pagina vergognosa nella storia della nostra città e bisogna continuare a denunciare questa deriva antisociale e autoritaria che il Governo Meloni e la Regione Lombardia stanno imprimendo alla gestione delle nostre periferie e l’inerzia, se non la complicità di un Sindaco e di una Giunta Comunale troppo presi dalla svendita di San Siro e di intere parti della Città per preoccuparsi di difendere le periferie e le persone che le abitano. Un’intera Comunità inerme ostaggio per ore di controlli casa per casa, di perquisizioni e interrogatori. Famiglie che si accingevano a portare i figli a scuola fermate alle 8.00 del mattino da agenti in tenuta antisommossa per controllo dei documenti minori compresi, diverse decine di madri e padri denunciati per occupazione e minacciati di sgombero coatto nei prossimi giorni.

E’ stata realizzata la prima schedatura di massa in un quartiere di periferia da quando è stato approvato il D. Legge 48/2025, detto Decreto Sicurezza con l’obiettivo dichiarato è quello di espellere un’intera fetta della popolazione, senza tanti complimenti e anche piuttosto in fretta. Governo, Regione, Comune e Prefettura pensano di giocare la carta della rapidità e della soluzione chirurgica, come se si trattasse di asportare una ciste. Ma come si può pensare di buttare in strada centinaia di persone?  Quali soluzioni pensano di approntare i servizi sociali per le famiglie con minori, disabili e anziani? Con l’inverno alle porte dove dovrebbero andare le famiglie sgomberate? Lo chiediamo a chi pensa di gestire l’ordine pubblico a Milano a colpi di repressione e sgomberi di massa!
Faccio appello alla coscienza di chi, dentro le istituzioni, in qualsiasi posizione si trovi, sente profondamente sbagliato questo modo di gestire i problemi delle periferie milanesi da parte di Governo e Regione. La gentrificazione della città, alimentata con politiche urbanistiche volte alla massimizzazione della Rendita e del Profitto, è ormai un dato di fatto e checché ne dica Sala che ne è stato il principale sostenitore da Expo 2015 a oggi, sta subendo accelerazioni sempre più violente e le destre populiste, agitando il tema della sicurezza nelle periferie, vogliono fare in questo modo campagna elettorale e riprendersi l’intera città.
E’ evidente che il primario obiettivo di questa operazione politico-militare, al di là di quanto dichiarato a mezzo stampa dal Prefetto, era ed è quello di cacciare i poveri e i tanti immigrati senza residenza dal quartiere usando il metodo delle minacce e della forza, in una parola del terrore! Gentrificazione coatta. Sei povero? Non hai un contratto regolare? Te ne devi andare! A Milano non c’è posto per te…
Di questo e non di altro si tratta, proprio perché, al netto di un numero nettamente minoritario di occupazioni che non sono a scopo abitativo, la stragrande maggioranza degli abitanti senza un regolare contratto nel quartiere Giambellino, ha occupato per necessità, talvolta dopo aver subito uno sfratto o dopo aver perso il lavoro, avendo partecipato per anni invano a bandi e domande di alloggi pubblici. Stiamo parlando nel nostro quartiere di centinaia di persone, di tantissimi nuclei famigliari radicati da anni nel tessuto sociale di italiani come di immigrati, con minori iscritti nel comprensorio scolastico di zona, di persone fragili e svantaggiate. Diciamo tutto questo a ragion veduta, perché conosciamo meglio di chiunque altro la situazione di queste persone, grazie al lavoro trentennale di una rete di associazioni e sportelli che si occupa da sempre di percorsi di integrazione, welfare di prossimità, povertà minorile, diritto allo studio, disabilità e emergenza abitativa.
Si tratta di muratori, operai delle pulizie, facchini, domestici e badanti che lavorano spesso senza un contratto stabile e che non hanno la possibilità di prendere in affitto una casa a Milano, nemmeno in periferia e che vivono da anni incastrati in una condizione da cui non riescono ad uscire.
Ma questi benpensanti che invocano ordine e decoro nelle nostre periferie si accorgono solo ora che ci sono migliaia di persone in questa condizione a Milano? Come mai lo stesso muratore che lavora e magari precipita da un ponteggio, va bene quando si fa sfruttare e paga le tasse e non va più bene quando chiede una casa?
Faccio appello quindi a tutti quei cittadini che hanno seguito sgomenti le operazioni di schedatura nel quartiere Giambellino; uniamo le nostre voci a quelle dei tanti che stanno scendendo in piazza contro la guerra sociale ai poveri e contro ogni forma di discriminazione di censo o razza. Ieri a Milano una prima forte risposta è stata data dai sindacati inquilini e di base insieme alla rete di associazioni e comitati che hanno dato vita il 3 luglio ad una piattaforma cittadina per il diritto all’abitare. Più di 5000 persone in manifestazione per dire basta con gli sfratti e gli sgomberi e per dire basta con il genicidio del popolo di Gaza. La retorica delle destre fasciste e populiste cerca di costruire nell’immaginario collettivo l’idea di un capro espiatorio; ieri fu l’ebreo, oggi è l’immigrato! Questa retorica pericolosa e foriera di sciagure ancora più grandi si può fermare solo unendoci in una grande coalizione sociale e politica per una alternativa di città e di società che metta al primo posto il Lavoro, la Casa e la dignità delle persone!