Davanti alla Knesset israeliana, Donald Trump ha messo in scena l’ennesimo atto della sua grottesca megalomania, un delirio di onnipotenza che riecheggia le pagine più buie della storia. Le sue parole, cariche di un cinismo rivoltante, non sono state solo un elogio al massacratore Benjamin Netanyahu, ma una vera e propria rivendicazione di paternità del genocidio in corso a Gaza.
Mentre il mondo osserva inorridito una catastrofe umanitaria senza precedenti, con un bilancio che supera le 67.000 vittime palestinesi, probabilmente oltre i centomila, al 90% civili, Trump ha avuto l’arroganza di dichiarare: “Israele, con il nostro aiuto, ha vinto tutto ciò che poteva con la forza delle armi. Avete vinto”. Questa frase, pronunciata tra gli applausi scroscianti, è un insulto alla memoria di decine di migliaia di innocenti. È un’affermazione che suona come una beffa di fronte a oltre trentamila bambini massacrati, squartati dalle “migliori armi” che lo stesso Trump si vanta di fornire.
Le sue parole sono da voltastomaco. Il vanto di aver armato Israele, elogiando Netanyahu per come “ha usato bene” tali strumenti di morte, rivela un disprezzo totale per la vita umana. Ogni bomba sganciata, ogni proiettile sparato con armi americane ha contribuito a mutilare e a rendere orfani decine di migliaia di bambini. Secondo l’UNICEF e Save the Children, la strage è di una tale portata che a Gaza si contano, oltre ai bimbi morti o mutilati, quasi quarantamila nuovi orfani. Questa è la “vittoria” che Trump celebra.
Questo delirio di autocelebrazione richiama alla mente il discorso del 3 gennaio 1925, quando Benito Mussolini, in Parlamento, si assunse la responsabilità politica e morale del delitto Matteotti, dando di fatto il via alla dittatura. Allo stesso modo, Trump, accecato dalla sua arroganza, rivendica la responsabilità di aver creato il clima e fornito i mezzi per quello che non può essere definito altro che un massacro sistematico. Non si tratta più solo di supporto politico, ma di una complicità diretta e sbandierata con orgoglio.
La standing ovation tributatagli dalla Knesset è stata l’applauso della vergogna, il sigillo su un patto scellerato che calpesta ogni principio di umanità. La storia giudicherà severamente questi personaggi, ma il presente grida di dolore e indignazione. La vergogna, purtroppo, sembra non avere mai fine.