Pubblichiamo di seguito il comunicato dell’ Esecutivo nazionale dei Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti del 19 novembre 2025
I Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, rivolgono a tutte le forze democratiche politiche, associative, sindacali, istituzionali un appello a contrastare in ogni forma possibile l’iter dell’autonomia differenziata, che si arricchisce in questi giorni di un tassello fondamentale: la firma delle pre-intese su quattro cosiddette “materie non LEP” con le Regioni Veneto e Lombardia, il 18 novembre, e con Liguria e Piemonte, il 19. Riguardano funzioni concernenti:
protezione civile, professioni (albi professionali, relativo esame, compensi richiesti), previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica in ambito sanitario.
La sentenza 192/2024 della Corte costituzionale aveva già messo in guardia sulla distinzione tra materie LEP e non LEP, dichiarando l’illegittimità costituzionale della quasi totalità dell’articolo 3 della L. 86/24, essendo l’intero corpo di materie connesso con i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in ugual misura sull’intero territorio. In particolare, la fretta del ministro nell’assecondare le richieste regionali per la materia Tutela della salute – chiedendo di avere mano libera sul Fondo Sanitario Nazionale rispetto a destinazione e allocazione delle risorse economico-finanziarie, gestione del personale e regionalizzazione del contratto del comparto – è coerente con il disegno nazionale di distruzione finale del Servizio Sanitario Nazionale.
La sigla di preintese – tagliando fuori completamente il Parlamento, nonostante la Corte costituzionale abbia ritenuto che il Parlamento fosse sempre coinvolto nei processi decisionali sull’AD – è un regalo elettorale alla regione Veneto, è un atto di arroganza verso la Consulta. Ciò si aggiunge alle violazioni degli articoli 3 e 5 della Costituzione contenute nella Legge-delega al Governo AS 1623 sui LEP, in discussione nella Commissione Affari Costituzionali del Senato; inoltre, con la solita furbizia del ministro Calderoli, le materie, che la Corte costituzionale aveva dichiarato non richiedibili dalle Regioni, sono state spacchettate in funzioni che – sommate tra loro – ricostituiscono però le materie stesse. La legge delega al governo “limita il ruolo costituzionale del Parlamento”, lede le prescrizioni della sentenza 192/24.
Dulcis in fundo, sia l’appena citata Delega al Governo AS 1623 sia i Disegni di Legge di approvazione delle intese di cui all’art. 2 della legge 86/2024 si trovano attualmente fra i collegati alla Legge di bilancio 2026 (rendendo tali provvedimenti, perciò, non sottoponibili a referendum).
La realizzazione dell’autonomia differenziata, che si vorrebbe accelerare, porterà alla distruzione totale dei diritti civili e sociali sanciti in Costituzione, colpendo sia il Sud sia i territori più deboli e più periferici delle regioni del Centro e del Nord. Questo disegno di secessione dei ricchi va fermato in ogni modo, anche ricorrendo nuovamente al giudizio della Corte costituzionale. La Corte stessa ha infatti dichiarato, riguardo ad una serie di materie, che le leggi di differenziazione “potranno essere sottoposte ad uno scrutinio stretto di legittimità costituzionale”, oltre ad aver chiuso il proprio Comunicato del 14 novembre 2024 con: “La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale”.
Dobbiamo continuare le mobilitazioni nelle Regioni chiedendo di sospendere gli iter delle Intese, come abbiamo fatto con le petizioni popolari, e chiedere che il Parlamento, come sollecitato anche dalla Corte costituzionale, vari una legge che preveda il suo ruolo centrale nella determinazione dei LEP e nella articolazione dei rapporti tra Stato e Regioni secondo i principi degli articoli 3 e 5 della Costituzione.
Alla lotta quindi, e chi può farlo agisca.