Cosa ci dice l’inchiesta siciliana su Totò Cuffaro

L’inchiesta della Procura di Palermo sulla gestione della sanità mette in evidenza le modalità del potere dominante in Sicilia. Le nomine dei vertici sanitari sono funzionali alla riproduzione delle clientele e agli interessi dei comitati d’affare. Cuffaro svolge in questo meccanismo un ruolo rilevantissimo: nella sanità, negli enti locali, nella protezione civile, comparti che formano i trequarti del bilancio della regione. Ma c’è di più: appena qualche giorno prima dei provvedimenti giudiziari, la nuova Dc ha organizzato un grosso evento su agricoltura e risorse idriche. Temi su cui il nostro ha competenze e relazioni acquisite sin dal lontano 1998, quando fu nominato dal Presidente della regione Capodicasa (centrosinistra) assessore all’agricoltura in quota Udeur.
Cuffaro non è l’unico personaggio di rilievo: nell’inchiesta sono citati altri esponenti politici, come il vicepresidente della regione Luca Sammartino (con un passato di spicco nel Pd), leader siciliano della Lega, con la quale la Dc ha stretto un patto di alleanza per le elezioni politiche e regionali del 2027.  Emblematiche sono anche le risultanze che attestano le attenzioni rivolte alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
In pochi anni, dopo l’uscita dal carcere, l’ex Presidente della Regione ha messo in pista il simbolo dello scudo crociato e le pratiche peggiori della vecchia Democrazia cristiana, fino a rendersi determinante negli equilibri traballanti del centrodestra, investito da una furibonda lotta interna. Occorre però sapere che Cuffaro è solo una parte del sistema degli affari.
La guerra tra il Presidente Schifani (Forza Italia) e Fratelli d’Italia è senza quartiere, soprattutto dopo la decisione del primo di dare l’avvio alla realizzazione di due inceneritori, uno nel palermitano, l’altro nella zona industriale di Catania: un atto che, nel favorire l’avvento modernizzatore dei nuovi attori nel settore energetico, determina la messa in crisi dello status esistente dove gli interessi mafiosi sono conclamati. Uno scontro che investe nodi strategici dell’economia siciliana: a partire dalla composizione dei cda degli aeroporti di Catania e Palermo, con la loro privatizzazione e nel pieno di una fase di crescita esponenziale dei volumi di traffico, dei servizi, dei relativi utili, dei cospicui finanziamenti legati alla logistica e alle infrastrutture.
Il quadro politico risulta dominato quasi totalmente dal centrodestra, anche per la sostanziale inerzia di un centrosinistra caratterizzato da una visione politica e culturale subalterna alle direttive economiche della UE.
Non da ora opera e si ripropone, nonostante le inchieste della magistratura, un blocco di potere nel quale convergono il mondo della corruzione politica, i piani alti delle dirigenze degli assessorati, gli esponenti delle corporazioni professionali, l’imprenditoria interessata alle grandi opere e alla gestione dei servizi, l’insieme delle attività legate ai processi dell’accumulazione illegale.
Nella degenerazione del sistema politico siciliano, che vede primeggiare le bande del centrodestra, vi sono pesanti responsabilità del centrosinistra. In particolare nel via libera alle privatizzazioni, nella subalternità a Confindustria Sicilia, nella militarizzazione dei territori, nella riforma del sistema di rappresentanza e funzionamento delle istituzioni, nelle pratiche consociative. Non possiamo dimenticare perciò la fallimentare esperienza del governo di centrosinistra guidato da Rosario Crocetta, né la sostanziale convergenza, sia pure con modelli meno invasivi, sulla proposta di realizzazione del Ponte sullo Stretto, né il via libera al sistema satellitare Muos di Niscemi, con funzioni strategiche Nato per operazioni di guerra.
Di fronte a questa situazione, cresce la sfiducia. In Sicilia vi è, come altrove, una crescente separazione della società rispetto alle istituzioni. Governo e Assemblea regionali sono avvertiti come un mondo in cui non si è rappresentati, lontani dalla condizione materiale di vita: con i quali la relazione si crea solo dentro una logica di scambio, se costretti dal ricatto della malattia, della povertà, del bisogno, della disperazione. In poche parole non viene percepita una sostanziale differenza tra chi governa e chi sta formalmente all’opposizione.
Le classi oppresse hanno bisogno di una opposizione al sistema di potere affaristico e clientelare, capace di suscitare speranze e di render credibile l’alternativa.