Foibe, concorso Valditara: un revisionismo che certo non aiuta la convivenza pacifica tra i popoli dell’Unione Europea – Tre domande a Eric Gobetti

Eric Gobetti, storico

Abbiamo sentito lo storico Eric Gobetti per un rapido confronto a partire dal bando di un concorso nazionale voluto dal ministro Valditara, che si chiude in questi giorni e chiama in causa l’approccio storico corretto quando si parla della vicenda del cosiddetto confine orientale.

Alberto Deambrogio: Il bando del concorso del Ministero dell’Istruzione sembra promuovere una specifica ‘verità storica’ sulle foibe e su tutto ciò che le ha precedute. Come può la ricerca storica indipendente e basata sulle fonti coesistere con un’iniziativa ministeriale che, a detta dei critici, rischia di orientare la didattica verso una narrativa politica precostituita, minimizzando il contesto del fascismo e della guerra?

Eric Gobetti: Quando un governo è così intenzionato a promuovere ideologicamente una visione parziale della storia, i ricercatori indipendenti possono fare ben poco, anche perché sono emarginati, se non denunciati e minacciato, come capita a me da anni.  
A noi non resta che continuare a ribadire i risultati delle nostre ricerche, negli spazi (sempre più stretti) che ci sono consentiti. 
I docenti hanno ancora la possibilità di evitare di lasciarsi intimidire dalle pressioni politiche (ogni anno a febbraio le scuole ricevono indicazioni specifiche sulle foibe direttamente dalle prefetture…) e adescare dalla propaganda (che è allettante perchè propone premi, come in questo caso, viaggi studio gratuiti e simili).

A.D.: Tu hai spesso criticato l’uso strumentale del ‘Giorno del Ricordo’ come ‘giornata di rivalutazione del fascismo’ o come espressione di ‘vittimismo italiano’. In che modo iniziative come questo concorso, che si concentra esclusivamente su vittimismo italiano, ostacolano un percorso di convivenza, basato su una comprensione storica più complessa che includa anche i crimini commessi dal regime fascista nell’area del confine orientale?

E.G.: Interi popoli, croati e sloveni, si sentono offesi da questo tipo di narrazione storica. Pensate cosa penserebbero i polacchi se la Germania celebrasse le proprie vittime di fine guerra senza nemmeno rammentare che ha invaso quel paese! D’altra parte i governi sloveno e croato si muovono in una logica anti-comunista e anti-jugoslava, dunque non hanno alcun interesse particolare nel difendere la memoria della Resistenza jugoslava guidata dal partito comunista. Ma vedersi rappresentati come aggressori dopo aver subito per più di vent’anni ogni tipo di brutalità da parte italiana è troppo anche per loro! E certo non aiuta la convivenza pacifica tra i popoli dell’Unione Europea.

A.D.: Considerando che la legge istitutiva del ‘Giorno del Ricordo’ del 2004, che già alla sua nascita rivelava tutti i suoi pericolosi limiti, richiede comunque l’ analisi della ‘più complessa vicenda del confine orientale’, quali strumenti didattici alternativi suggerirebbe al Ministero per affrontare la complessità di questi eventi (incluse le cause e i contesti storici) senza cadere nella retorica nazionalista o nel revisionismo che molti storici, incluso te, denunciano?

E.G.: I consigli a questo Ministero sono del tutto superflui: è chiaro che non agisce per ignoranza, come si sarebbe potuto dire nel passato, ma per volontà ideologica di travisare la storia in maniera spregiudicata per puri interessi di partito. Ma certo sarebbe necessario, e qualche docente lo fa, a suo rischio e pericolo, inquadrare la vicenda delle foibe e dell’esodo nel più vasto contesto storico e geografico in cui si è verificata. Allora si capirebbe che si tratta dell’ultimo frutto avvelenato di vent’anni di violenza nazionalista italiana, e di quattro anni di occupazione brutale fascista e nazista; e infine della sconfitta di quel modello politico che aveva devastato l’Europa e fatto 60 milioni di morti. 
I viaggi del Ricordo in quei territori sarebbero un utile strumento. Io provo a farne, includendo nella visita il Narodni dom sloveno di Trieste, incendiato nel 1920, il memoriale di Podhum, a pochi chilometri da Fiume, dove si è consumata la peggiore strage fascista in Jugoslavia nel 1942, il campo di sterminio della Risiera e naturalmente anche Basovizza. Quelli, gratuiti, offerti dal Ministero, includono invece il memoriale di Redipuglia, per celebrare i morti italiani della prima guerra mondiale, Basovizza e altri luoghi dell’esodo, ignorando completamente le responsabilità italiane e fasciste. Il problema è sempre lo stesso e non riguarda purtroppo solamente chi si ispira esplicitamente al modello politico fascista.