Tratto da Lavoro e salute ottobre 2025 – di Antonio Madera
L’Istituto Bruno Leoni (IBL) pubblica sul suo sito un articolo ”Sudditi e Sanità: il caso dell’Emilia-Romagna”
Ebbene sì, c’è un caso dell’Emilia-Romagna, c’è di mezzo la sanità e ci sono i sudditi ma non è come pensate voi, i sudditi, quelli che hanno o potrebbero avere la peggio, ed è qui la novità, non sono i soliti noti cittadini e cittadine.
Per IBL i sudditi sono gli operatori del privato accreditato ovvero coloro che erogano prestazioni per conto ed a costo del Servizio Sanitario di diritto pubblico.
Non sono privati puri con rischio d’impresa, non devono cercarsi le prestazioni e quelle che erogano in regime di convenzione sono solo quelle remunerative.
Negheranno sempre tutto ciò e questa mia opinione è soggettiva, a chi legge la fatica di decidere.
Di sicuro c’è che il privato accreditato ha ragione di esistere nel recinto della sussidiarietà al servizio sanitario di diritto pubblico.
Almeno dalla 833 in poi doveva andare così, peccato che dall’idea che privato è bello e costa meno fino ad arrivare alla stortura del welfare aziendale odierno tutto è precipitato con la complicità dei tagli alla spesa sanitaria.
Quel recinto di sussidiarietà è esploso fino al punto che regalare prestazioni ai privati non puoi più permettertelo neanche se questo ti dà la possibilità di ridurre gli organici.
Se poi sono un privato accreditato bravo probabilmente sono anche in grado di soddisfare ogni dubbio diagnostico con ulteriori esami che erogo a costo pubblico (nel senso che paga il pubblico) anche se per quella prestazione non c’è una lista d’attesa.
Chi direbbe al medico che ti ha appena visitato che altri esami li farai nelle strutture pubbliche?
Non commetto alcun reato e non violo l’eticità del mio agire se aspetto che sia lui a scegliere me, l’ho curato bene e quindi merito la sua fiducia. Se poi mi manda anche tutta la sua famiglia…
Tutti felici e contenti soprattutto se dall’altra parte risolvono il problema degli organici che per legge o per convenienza non vengono ripristinati.
Arriva il covid.
Blocco di tutte le prestazioni procrastinabili ed il privato accreditato che vive sulle prestazioni cedute dal pubblico scopre il rischio d’impresa e mette a repentaglio anche le prestazioni urgenti programmate e punta alla cassa integrazione dei lavoratori, non può fare altro se non ha mai pensato di poter fallire o se non tollera di non produrre utili neanche per brevi periodi.
La regione dal canto suo stava tagliando posti letto ed organici e non poteva permettersi il lusso di avere contemporaneamente il blocco delle prestazioni urgenti (o una drastica riduzione) che il privato accreditato non poteva fornire per il personale in partenza verso la cassa integrazione ed il costo pubblico della stessa cassa integrazione.
Partono allora accordi tra regione e AIOP che vanno dal semplice affitto delle sale operatorie delle cliniche private accreditate utilizzate dal personale ospedaliero pubblico e degenza nella clinica stessa fino alla ripresa dell’erogazione di prestazioni procrastinabili.
Tutto avviene nel corso dei primi mesi del 2020 ed è influenzato dal contesto epidemico e dall’influenza dei DPCR sfornati a ritmi quasi settimanali.
Anche qui si evince che i “sudditi” non sono i soliti noti.
I “noti” invece sono l’ex Presidente della regione Stefano Bonaccini, ora presidente del PD ed eurodeputato, l’AIOP e la ex vicepresidente della regione Irene Priolo, diventata presidente della regione a seguito dell’elezione in Europa di Bonaccini fino alle nuove elezioni regionali.
Dall’accordo di marzo 2020 alla fine del 2024 passano 5 anni dove ognuno fa il proprio lavoro meno chiudere il contratto stipulato se non l’11 novembre 2024 (una settimana prima delle elezioni regionali) con un atto amministrativo della Giunta presieduta dalla signora Priolo che cristallizza il dare-avere in funzione di quanto concordato tra AIOP ed il presidente Bonaccini già dipartito a Roma ed in Europa.
Diventa Presidente dell’E-R Michele De Pascale e trova un tale disastro che sommato agli ulteriori tagli da Roma lo portano addirittura a scrivere una lettera per il recupero di ticket non pagati dai cittadini dal 2017.
Giusto ma non si capisce perché costringerli a recarsi di persona al CUP per verificare la correttezza e conoscere gli estremi della prestazione e della somma evasa come unica soluzione praticabile.
Un totale di 13 milione di euro, una goccia nel bilancio, che non giustificano una tale modalità che porta un plurifragile a rischiare per la propria salute perché non accetta di passare per inadempiente per una cifra che neanche conosce.
Perdonatemi per la divagazione ma era per descrivere il livello di gravità ed una volta accennato era dovuta un minimo di spiegazione.
Torniamo al “caso dell’Emilia-Romagna”.
Ma prima di questa lettera il Presidente De Pascale approva l’avvio del procedimento di autotutela in merito all’annullamento della delibera n. 2133 dell’11/11/2024 “Presa d’atto della condivisione con Aiop Emilia-Romagna delle procedure applicative della Dgr 344/2020 e della Dd 9898/2020”. In sostanza, la mera presa d’atto del 2024, presentava profili risultati inapplicabili che sono stati evidenziati dopo gli ulteriori e necessari approfondimenti di legittimità delle strutture regionali e delle Ausl visti i nuovi contenuti della “Condivisione”, non previsti dagli accordi precedenti.
Per i meccanismi di acconti, ristori e quant’altro determinerà la restituzione alla regione E-R di 80 milioni di euro da parte della sanità privata accreditata.
IBL ne fa una questione di fiducia, di valori e di parola data e non rispettata sostenendo che “se errori ci sono stati nei calcoli dei ristori, allora si rifacciano i conti. Ma correggere gli errori non può significare rimangiarsi la parola data e obbligare i privati a lavorare in perdita.”
Che tradotto, a mio parere significa: rifate pure i conti ma se ci sono errori comunque non potete rimangiarvi la parola data…
Ma chi ha fatto questi errori?
Perché si è arrivati a fine 2024?
Perché non si è chiusa prima la partita?
Quali erano gli accordi con Bonaccini “sulla parola”?
Perché la Signora Priolo porta a termine quegli accordi?
IBL “sgrida” la regione perché non si aspettava un tale comportamento che è tipico invece dell’agire del governo nazionale che non ha rapporti così stretti con il territorio.
”Ma per fortuna!”
Perché se rapporti stretti significa avere trattative parallele che producono 5 anni, ripeto 5 anni, di pressapochismo e di convivenze che per chiuderle ci
vuole un Atto di Giunta una settimana prima del voto
regionale, ecco, ad essere sgridati dai veri “sudditi” dovrebbero essere i vertici AIOP e la precedente Giunta regionale.
E non è vero che c’è differenza tra la Giunta regionale ed il Governo almeno per quanto riguarda gli attori ed il modus operandi.
Non c’era Bonaccini con i presidenti di Veneto e Lombardia a firmare le prime bozze d’intesa per l’autonomia regionale differenziata con il governo Gentiloni quattro giorni prima delle elezioni politiche del 2018?
È chiaro ora perché a Bonaccini è sempre piaciuto il progetto dell’autonomia differenziata?
E IBL porta come un monumento alle buone pratiche di convivenza un Atto di Giunta una settimana prima del voto regionale dalla vicepresidente di Bonaccini?
Perché non l’ha fatto Bonaccini e l’ha lasciato alla signora Priolo?
Quindi se c’è un “caso dell’Emilia-Romagna” bisognerebbe aggiungere “della passata legislatura” in cui i “sudditi” erano i soliti noti, i cittadini.
Ai posteri scoprire se poi De Pascale ci è o ci fa!
Però, diciamocelo, già l’aver fatto scoppiare il caso non è un dettaglio e non lo è soprattutto politicamente perché sta dicendo che:
- l’eccellenza sanitaria dell’Emilia-Romagna non può più regalare prestazioni al privato accreditato senza la necessità vera di sussidiarietà;
- non fanno male solo i tagli del governo nel garantire il servizio sanitario ai propri cittadini.
Rimane ancora da capire se stiamo già intaccando la qualità o meno.
Intanto tutto scorre ed incontro un’intervista (1*) dell’11 settembre di Francesco Rosano del Corriere di Bologna al Presidente De Pascale da cui ho il piacere personale di estrarre la frase “Durante la pandemia c’è stata giustamente tanta attenzione sul tema dei medici ed è apparso evidente a tutti che quella del numero chiuso era una scelta sbagliata di pianificazione” (https://corrieredibologna.corriere.it/notizie/cronaca/25_settembre_11/de-pascale-gli-infermieri-fuggono-anche-dall-emilia-romagna-per-stipendi-bassi-e-carriere-bloccate-servono-risorse-e-scuole-per-c353da68-cfef-49a7-a5cc-74060c4d8xlk.shtml).
Ho sempre pensato che senza eliminare il numero chiuso (che non è l’imbuto formativo) alle professioni sanitare non c’è soluzione che possa portare risultati.
Ma dalla stessa intervista riporto quella che potrebbe essere la chiusura o una tappa del “caso dell’Emilia-Romagna”: Intanto vanno avanti gli incontri con l’Aiop sul nodo dei 68 milioni di euro di indennizzi Covid che la sanità privata accreditata vi accusa di aver cancellato ingiustamente.
Potreste, come dicono i rumors, trovare un accordo economico a metà strada?
“Noi abbiamo avviato la procedura per l’annullamento di una delibera che era illegittima. La controparte ha ora modo e tempo di argomentare con le sue controdeduzioni (la scadenza è il 22 settembre, ndr.), le leggeremo e le valuteremo sul piano tecnico, ma l’Emilia-Romagna non fa trattative con i soldi pubblici”.
E se non fosse il “caso dell’Emilia-Romagna” ma il “caso Michele De Pascale”?
Mi sto intenerendo, ha la faccia del bravo ragazzo e sa parlare, è empatico.
Però loro non cambiano, uffa!
Aggiornamento 24 settembre sempre del Corriere Bologna (2*) a firma Francesco Rosano: la Regione tiene la linea dura e annulla definitivamente la delibera che riconosceva ristori per 68 milioni di euro. L’assessore alla Sanità Fabi: “Applicheremo le leggi nazionali”. … alla delibera mancava l’elemento “essenziale della copertura di spesa”, tanto che le stesse aziende sanitarie locali “non hanno mai dato alla delibera n. 2133/2020 alcun inizio di esecuzione, né riconoscimento contrattuale alcuno”.
Rifaranno i conteggi ma Rosano conclude “Presto per fare delle stime, ma la cifra totale sarà notevolmente inferiore ai 68 milioni di euro di cui si era discusso nelle scorse settimane.”
Speriamo non siano 67 milioni di euro perché allora sarebbe vero: loro non cambiano, uffa!
continua…