Antonella Bundu: “Dalla parte di chi chiede pace, lavoro, giustizia sociale e ambientale”

Intervista alla candidata Presidente di Toscana Rossa

Domanda: Come prima domanda ti vorremmo chiedere la tua storia politica e non, per farti conoscere anche fuori dalla Toscana.

Risposta: In alcune bolle dove vengo attaccata per il colore della mia pelle, ricostruiscono la mia biografia in modo curioso. Ricordano che sono nata a Firenze, che mio padre era della Sierra Leone, dove con mia madre sono tornata per qualche anno. Sottolineano il mio periodo di vita a Londra, in un quartiere dove, sostengono, avrei probabilmente appreso le mie idee politiche al fianco di persone sfruttate e discriminate. Insomma, mi attaccano perché la mia vita è sempre stata dalla parte giusta della storia, con chi subisce il potere, senza accomodarmi in una bolla. Sono stata interprete e continuo a dare una mano per chi attraversa problemi di permessi di soggiorno. Vengo attaccata perché ho collaborato con Oxfam, come se fosse un’agenzia per la sostituzione etnica in occidente. Ci manca solo che mi attacchino perché ho lavorato a lungo come segretaria di uno studio di architettura, o perché ho una figlia!

La mia militanza antifascista e antirazzista si è poi tradotta in una candidatura a Sindaca a Firenze, nel 2019, che vedeva insieme tante forze plurali della sinistra, anche civiche e con una parte che purtroppo ha poi scelto di tornare nel centrosinistra. Sono state eletta con oltre il 7% dei voti, insieme a Dmitrij Palagi, che prosegue l’esperienza di Sinistra Progetto Comune in Palazzo Vecchio. Nel 2024 alle amministrative abbiamo tutelato l’autonomia di una progettualità che non si sacrifica per qualche presunta scorciatoia verso le istituzioni, perché riteniamo che ci sia bisogno di uno spazio autonomo da destre e centrosinistra. Questa estate mi è stata chiesta la disponibilità per rappresentare Toscana Rossa quando ancora dovevamo raccogliere tutte le 10.000 firme. Mi è parso importante dire di sì.

D: Come è stata l’esperienza del consiglio comunale a Firenze? Di quale atto o mozione vai più fiera?

R: Un’esperienza diversa da quella che immaginavo, anche per il tipo di impegno. Non sono la stessa del 2019, ho maggiore consapevolezza e conoscenza delle istituzioni. Continuo a non accettare però chi vota in modo diverso da come la pensa: adesso il PD locale e toscano dice no ai CPR, ma quando abbiamo proposto noi questa posizione, il centrosinistra era ancora nella fase pre-Schlein e anche chi concordava con noi non ci ha sostenuto. Adesso con il Governo Meloni ci sentiamo dare ragione su tante cose, questo mi fa sorridere con rispetto e un po’ di amarezza. Il Patto di Amicizia tra Comune di Firenze e Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo, per sostenere la lotta del Collettivo di fabbrica ex GKN è sicuramente stato un passo importante, che si è collegata con una seduta andata avanti anche di notte, al fianco della vertenza. Purtroppo, ancora non ha aiutato ad arrivare a una soluzione concreta. Sono fiera anche degli atti bocciati, che nell’attuale consiliatura hanno invece trovato spazio: il riconoscimento dello Stato della Palestina, una statua per Margherita Hack e una cerimonia per Spartaco Lavagnini. Abbiamo sempre seguito temi locali, senza ignorare gli aspetti della memoria e della cultura politica, oltre a uno sguardo internazionale per una pace giusta e un mondo senza guerre. Aggiungo un tema su cui continuo ad arrabbiarmi: quando si parla di emergenza abitativa e caroaffitti non si dice nulla sulle discriminazioni che colpiscono persone straniere, donne o con bambini, a cui si negano contratti di affitto anche se ci sono lavori stabili e garanzie economiche. Su questo abbiamo trovato sempre un’incomprensibile chiusura anche da parte di chi si definisce progressista.

D: Toscana Rossa. Sei l’unica candidata fuori dal centro-destra e centro-sinistra. L’unica alternativa al sistema di potere. Ci puoi descrivere come si distingue Toscana Rossa dai due poli?

R: Su tanti temi, a partire dalla visione stessa della politica. In queste poche settimane di campagna elettorale abbiamo fatto numerosi incontri con associazioni di categoria e datoriali. Le istituzioni oggi dialogano con pezzi di potere, ma tagliano fuori il rapporto con un pezzo importante di realtà, per poi rilasciare dichiarazioni stupite di fronte all’alta astensione. Noi continuiamo a essere nelle piazze e nelle lotte, senza strumentalizzare. Prendiamo posizione su temi su cui le altre forze tacciano, come la militarizzazione del territorio e l’importanza della laicità anche per i finanziamenti regionali. Per noi la politica deve prima di tutto prendere le parti di chi vive del salario, il soggetto debole nei rapporti di lavoro, la parte sfruttata. Non è solo una questione di analisi e linguaggio, è un fatto di pratiche, di coerenza tra ciò che pensiamo, diciamo e facciamo. Faccio un esempio che credo possa essere chiaro anche fuori dalla Toscana: il Console onorario di Israele presiede la Fondazione Meyer e Toscana Aeroporti, oltre ad avere un ruolo centrale rispetto alle acciaierie di Piombino. È una figura fortemente legata al mondo politico, sia di centrodestra che di centrosinistra, oltre che alle reti imprenditoriali. Che senso ha dire, come fa il centrosinistra, che non gli rinnoveranno l’incarico, tenendolo dove è per i prossimi mesi, senza mettere in discussione la sua proposta di affiancare al Consiglio di Amministratori un board di personaggi scandalosamente ricchi, oltre che legati a governi che violano i diritti umani? La politica fatta di vuote dichiarazioni non ci appartiene. Su tante risposte Giani e Tomasi appaiono indistinguibili, su alcune il candidato delle destre prova persino a mostrare un volto di sinistra, per tentare di raccogliere qualche voto di protesta. Non c’entriamo davvero niente con il loro modo di fare politica.

D: Toscana Rossa può continuare il suo cammino anche dopo il 12 e 13 ottobre?

R: Certo, soprattutto sui territori. Votare dopo l’estate, con poco preavviso, ha sicuramente penalizzato il nostro percorso. In piena estate era difficile immaginare assemblee pubbliche che permesso all’esperienza delle singole realtà di poter convergere senza perdere la specificità locale. La sinistra di alternativa in Toscana è presente e radicata, si rende concretamente utile a cittadinanza, comitati e movimenti. Questa necessità ci sarà anche dopo le elezioni regionali: non sono la candidata di un partito, ma non sono nemmeno una figura civica distante dalla politica. Ho sempre avuto rispetto per l’autonomia delle singole organizzazioni, ma sono certa che troveremo il modo di continuare il percorso rendendolo ancora più partecipato. 

D: Cosa farai come prima cosa quando sarai eletta come consigliera regionale?

R: Mi farò dare tutti i dati sulla sanità che la Regione ha per aggredire le liste di attesa, limitando le attività intramoenia. Proporrò di interrompere i rapporti con tutte le imprese legate a Israele. Proporrò uno stanziamento straordinario per recuperare le case popolari vuote e non assegnate. Pretenderemo che la legge sui consorzi per il mondo del lavoro diventi strumento effettivo. Imporremo come priorità la questione della transizione energetica. Non ci appartengono le misure spot: anche nei Comuni abbiamo l’abitudine di agire su più fronti contemporaneamente, senza mai perdere di vista il senso della complessità, delle priorità e dell’efficacia delle azioni.

D: Come sta andando la Campagna elettorale? Fatica e soddisfazioni?

R: Non ci sono campagne elettorali non faticose per noi. Vedo tante persone impegnarsi moltissimo, dalla raccolta delle firme agli ultimi attacchinaggi di questi giorni. Tante iniziative e incontri. L’aspetto più impegnativo è la personalizzazione della politica: su tante questioni è evidente che il nostro programma è costruito a partire dai percorsi di anni e anni sui territori. La soddisfazione compensa qualsiasi stanchezza. Rispetto al 2019 ero preparata. Certo, un con un trasporto pubblico efficace probabilmente sarebbe stata più leggera, ma guidare mi piace, è un’osservazione tutta politica la mia.

D: La tua candidatura mira a rappresentare chi da troppo tempo non ha voce. Come fare ad intercettare queste persone e portarle a votare?

R: Non si fa in pochi giorni o solo con la comunicazione: servono le pratiche, ricostruire un senso di fiducia e di progettualità. Il consenso elettorale segue anche regole specifiche, non sto dicendo che vanno ignorate. Mi sono messa a disposizione delle realtà che hanno garantito a Toscana Rossa di essere sulla scheda elettorale. Impariamo a vicenda cosa fare e come farlo. Ci attendono ore di lotte, manifestazioni e cortei. Anche la nostra chiusura venerdì si è adattata alla risposta spontanea del territorio per contestare l’attuale Governo, in continuità con gli scioperi generali che hanno segnato queste importanti giornate.

D: Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato. Un’ultima cosa da dire? Un augurio?

R: Che le mobilitazioni continuino a costruire quell’alternativa di società a cui non abbiamo mai rinunciato ad aspirare. Che la paura in cui provano a rinchiuderci e la rassegnazione con cui provano a rinchiuderci venga diradate dai nostri progetti comuni. Ci auguro un futuro comunque impegnativo e pieno di fatiche, ma pieno anche di soddisfazioni.