Siamo quello che facciamo. Dal basso, a sinistra. Questi due slogan si adattano perfettamente al profilo di “Toscana Rossa”, vera novità delle elezioni in Toscana, di cui Rifondazione Comunista è stata componente e promotrice. Non ho intenzione di iscrivermi ai suoi fans o ai suoi detrattori a prescindere, ma voglio qui evidenziare alcuni tratti di quest’esperienza “diversa” da altre coeve e passate. Innanzitutto “Toscana Rossa” ha declinato programmaticamente una chiara alternativa al campo larghissimo, che ha sostenuto Giani ed è stata frutto di una convergenza sapiente per niente pattizia o forzata fra forze politiche organizzate (PRC, Pap e Possibile), liste di sinistra e di cittadinanza, singoli, rappresentanti di vertenze, movimenti ecc. E in più non è stata l’accrocchio politicista né l’espressione personalistica di un federatore. Antonella Bundu, che va solo ringraziata, ha rappresentato un surplus di riconoscibilità – per competenze, capacità comunicative, abnegazione, ma anche per uno spirito combattivo, che ha rotto e ribaltato la rassegnazione imperante, sottesa alle scelte stanche e, nelle politiche reali, di fatto consociative, di tutte le altre proposte politiche. I risultati si sono visti: la lista prende molti più voti non solo di esperienze simili d’alternativa e – soprattutto – in accordo col centro sinistra, che si sono avute nelle ultime tornate in altre regioni, sia in voti in percentuale che in voto assoluti: sono stati quasi raddoppiati i risultati della precedente elezione regionale toscana, pur in presenza di un calo dei partecipanti al voto. A chi obbietta che vi fossero questa volta meno liste sulla scheda, ribatto che molti pronosticavano un risultato da prefisso telefonico, e molti si sono mostrati tiepidi nei tempi e nell’impegno.
L’altra caratteristica nuova è la cultura democratica e di governo della lista: democratica perché, a fronte di un’elevata astensione, i voti a Toscana Rossa non sono stati sottratti ad altre liste, ma all’astensione stessa, come i primi studi anche di autorevoli istituti certificano. Per cultura di governo intendo che siamo stati l’unica lista che chiedeva un voto per fare quello che diceva, quello che c’era nel programma: non per battere qualcuno con cui si condividono alleanze politiche amministrative di fondo (siamo gli unici contro la militarizzazione del territorio, per sanità e servizi effettivamente pubblici ecc.) e nemmeno per essere tutto e il contrario di tutto come sono le molte facce e i molti candidati PD in Toscana.
Toscana Rossa ha una proiezione nazionale? Assolutamente no. Ha un insegnamento da valutare attentamente? Assolutamente si. Anche la Toscana si prepara a tempi difficili (si pensi alla sua economia a vocazione alle esportazioni, in un mondo post globalizzato e in preda ai dazi, si pensi alla fine dei vantaggi drogati dal PNRR, o allo scattare dei vincoli di bilancio sottoscritti dall’Italia) La ripresa del conflitto sociale, non va strumentalizzata certo ma favorita e aiutata. (le manifestazioni pro Gaza sono in realtà un coacervo di rivendicazioni sociali, non partitiche ma fortemente politiche), se siamo convinti che la fase sia di stravolgimento profondo, un finale di partita fra il definitivo controllo sociale di élites aggressive di destra e un risveglio di coscienza sociale e politica .Il risultato toscano pone senza infingimenti la domanda alla politica e ai partiti, che non vogliano essere solo gestione del potere: è rafforzando a prescindere la rappresentanza istituzionale del ceto dirigente di una organizzazione che essa si attrezza meglio a conseguire i propri obbiettivi di fondo (anche quando si tratta di essere ultra secondari in coalizioni larghe, che ti impongono di rinunciare a molti dei tuoi obiettivi, almeno a livello istituzionale), oppure la fase è tale che puoi aspirare ad avere rappresentanza istituzionale proprio mantenendo ferma la barra sugli obbiettivi e sui contenuti? Non demonizzo nessuna opzione sia chiaro, ma siccome la risposta ci viene ben chiara da queste elezioni. Dovremo trovare una forma di prosecuzione – nella piena autonomia delle forze politiche – per far sì che una casa dell’alternativa si possa, in Toscana, cominciare a costruire dall’esperienza di Toscana Rossa. Coordinando chi ci sta, e relazionandosi col mondo, senza nessuna volontà politicista esterna o interna.