“C’è un’italia buttata giù dalla scala della dignità Ma il vento è cambiato” – Intervista a Antonella Bundu

Tratto da “Il Fatto quotidiano” di Antonello Caporale.

“A Pistoia, per l’apertura della campagna elettorale, nella pizzeria dove ci eravamo dati appuntamento eravamo sette gatti. Tolga poi me e altri due compagni della squadra.

Farebbero quattro gatti. I soliti quattro gatti che votano a sinistra. Gli arrabbiati, gli irriducibili, gli incavolati senza fine.

Sono patetiche queste opinioni da bar sport, lo sa?

Prima mi parlava di un operatore televisivo con voi quella sera. L’ha tolto dalla conta?

Ancora no. La sfiga di vedere l’operatore televisivo venuto per girare i soliti trenta per noi di Toscana Rossa davanti a tre sole persone, le uniche che avessero resistito dopo la pizza a fermarsi e ascoltare.

Tre gatti di numero.

Poi però il vento è cambiato.

Il vento è cambiato – si dice – anche grazie ad Antonella Bundu: rossa nel cuore, di pelle nera, con i capelli della Sierra Leone, sempre coloratissima, la tenacia conosciuta negli anni operai di Liverpool, la sapienza fiorentina.

Vannacci e i suoi camerati leghisti se la sono spassata a organizzare contro di me raid parolai razzisti. Era tutto un “vedi l’africana…” eccetera. Miserie, schifezze. Il limite di questa destra è definibile dalle pulsazioni razziste che resistono in una parte consistente della società italiana.

Lei ha capeggiato la lista del rosso antico, si chiamava Toscana rossa, e l’ha fatto – secondo gli osservatori – con una grande prova politica.

La prova è andata bene perché è cambiato il vento, perché gli sfruttati si sono accorti che nessuno si prende cura di loro. Eccetto noi. Perciò hanno iniziato a frequentarci.

Lei ha guidato una lista regionale, un mix delle varie tonalità di rosso, che per il momento però non è riuscita ad avere neanche un eletto.

Potere al popolo più Rifondazione comunista più Possibile.

Giovani e pensionati, vecchi comunisti, nuova sinistra.

L’attenzione ai diritti civili , alle libertà, alle condizioni di lavoro di pezzi della società oggi notevolmente disperati. Prenda i giovani giornalisti: sono dentro l’incubo di un lavoro da sfruttati.

Quando si è accorta che gli sfruttati oltre a essere un numero e una macchia per le società moderne, potrebbero divenire anche un battaglione pronto a scendere in piazza?

Era il 26 settembre, si era a Piombino per raccogliere – alla fine della campagna elettorale – un po’ della semina. Ho subito notato le posture di chi ci ascoltava: erano facce consenzienti con le nostre proposte, la nostra analisi, incavolate come noi perché la sanità sta divenendo un buco nero, e si arretra sempre di più nei servizi sociali e sempre più nella scala della dignità. C’è gente che ha voglia di stare con noi, ecco.

Allargherete all’Italia l’esperienza della Toscana?

C’è una semina fatta e abbiamo un vento che soffia a poppa. Il vento giusto.

Stando sempre fuori e contro il campo largo?

Che programmi ha questo campo largo? Vattelapesca. Non fa per noi.

Lei negli anni scorsi è stata consigliere comunale di Firenze.

Ho 55 anni, un’età che mi permette di dire come l’impegno politico sia decisamente un’esperienza invidiabile.

Ha una figlia di 21 anni avuta da Piero Pelù, il cantante.

Con lui una storia durata quindici anni.

Adesso è innamorata persa della politica.

Sono sempre stata dentro la forza viva e antagonista dei quartieri. Le società diseguali producono questi esuberi: i lavoratori fuori da ogni tutela, lontani da ogni diritto. Sono figlia di un architetto della Sierra Leone, immigrato in Italia e poi ritornato a vivere nel suo Paese, e di una insegnante di matematica di Firenze. Ho avuto la possibilità di viaggiare e vivere altrove. Quando sono tornata in Africa mi sono accorta della regressione micidiale in quel Paese. Il dopoguerra laggiù è stato quasi più crudele della guerra. E a Liverpool, dove mi sono fermata tre anni, ho vissuto dentro la società diseredata figlia dell’immigrazione: un quartiere poverissimo e sempre a rischio.

La società dello scarto.

Coloro che non hanno altro titolo, che non trovano nessuno all’infuori di noi. Ripeto: il vento è cambiato.

Il vento è cambiato. Senza punto interrogativo?

Non saremo più un partito dello zero virgola.