La Schlein sulla guerra scavalca la destra a destra

Ecco che dopo giorni di silenzio corrucciato per gli abboccamenti diplomatici in campo internazionale – l’Europa con la sua frenesia bellica è out – si fa viva Elly Schlein sulla guerra in Ucraina, non per spendere parole sulla necessità di lavorare per la pace ma per fare la voce grossa. Leggiamo in un’agenzia stampa: “la pace non deve essere la resa alle ragioni dell’aggressore che in questi giorni ha intensificato i suoi brutali attacchi… il governo esca dalle ambiguità…”. Siamo alla frutta. In piena guerra, con centinaia di migliaia di morti, di distruzioni immani, di centinaia di miliardi buttati nel calderone di sofferenze umane si continua a soffiare sul fuoco, a reiterare dichiarazioni in stile bellicistico mascherate dalla retorica di una pace giusta.  Cosa significhi questa retorica lo avevano espresso nei giorni scorsi, ancora una volta, gli esponenti del Pd variamente collocati nella geografia delle correnti interne. Nessuno ha mancato di fare ricorso a dichiarazioni perentorie che fanno tanto la felicità degli imprenditori di guerra. Tra i tanti l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “serve chiarezza da parte del governo non ambiguità… Non arretrare di un millimetro nel sostenere l’Ucraina… Il riarmo è ineludibile…”.  E poi ancora superbamente: “Il Pd ha sempre presentato e votato le risoluzioni per confermare gli aiuti, anche militari, a Kiev. E appoggiato tutti i pacchetti di aiuti previsti negli undici decreti fin qui approvati”. A sostegno di questa tesi, tra gli altri, anche Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato: “il sostegno europeo militare all’Ucraina rimane un caposaldo”. Capite? Non la ricerca dell’intesa, della via negoziata ma l’utilizzo delle risorse militari come massima risorsa della politica. Sul piano interno le critiche vengono tutte risolte al “condominio litigioso della destra” che sulla guerra non può permettersi di avere indugi o ripensamenti di sorta. Ecco la strategia portata avanti dal Pd per fare opposizione alla destra: il Pd, come osserva un commentatore del Corsera, considera la politica estera un cuneo che potrebbe dividere la coalizione di destra attraversata da contraddizioni. Non c’è che dire, siamo in presenza di una genialata che sulla guerra e il riarmo generalizzato mette nella condizione il Pd di scavalcare la destra, di apparire tra i maggiori sostenitori del riarmo e della guerra.

Già nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presiedendo il Consiglio Supremo di Difesa, era stato tassativo in tema di difesa europea e di guerra in Ucraina. Il documento licenziato dal Consiglio convocato dal Colle dice che “fondamentale rimane la partecipazione alle iniziative dell’Unione Europea e della Nato”. Parliamo dell’Unione Europea della maggioranza bellicista di Ursula von der Leyen, quella del piano di riarmo di 800 miliardi che annuncia una nuova stagione di lacrime e sangue per la stragrande maggioranza delle persone. Parliamo della Nato che continua a volere essere lo strumento dell’unipolarismo bellicista, dell’espansionismo senza limiti senza curarsi in alcun modo del rischio sempre più incombente di una distruzione dell’Europa dall’Atlantico agli Urali, della trasformazione della guerra in corso in una guerra totale.

Non abbiamo alcuna lontana simpatia per Trump o per Putin, due autocrati amanti del potere assoluto ma la guerra in Ucraina deve finire subito riparando, per quanto possibile, ai misfatti, agli errori di protervia che sono stati commessi in tutti questi anni.  Non c’è tempo da perdere. Lo capisca anche la Schlein invece che ripetere a cucù, sulla falsa riga della nomenclatura Ue e Nato, la storiella dell’aggressore e aggredito come alibi per continuare la guerra.