Il Partito della Rifondazione Comunista genovese ribadisce la propria contrarietà allo “spezzatino” dell’ex ILVA

Comunicato Federazione PRC di Genova

Contrariamente a quanto affermato sia da Bucci che da Salis, salvare la produzione dell’acciaio italiano non può prescindere da un piano industriale nazionale che tenga conto sia delle bonifiche necessarie, sia della compatibilità ambientale delle nuove produzioni, sia del confronto quali-quantitativo con gli acciai d’importazione, loro costo compreso: tutte cose che abbisognano di enormi investimenti e di
ragionamenti sul medio-lungo periodo. Tutte cose che cozzano palesemente con qualsiasi impegno di un’azienda privata. Il resto è “avventurismo imprenditoriale”.
Riteniamo pure controproducente la posizione di quelle parti sindacali che, avvallando la separazione delle produzioni nord-sud ex ILVA, spaccano, depotenziandolo, il fronte sindacale nazionale e aprono all’abbandono dell’accordo di programma del 1999, nonché, di fatto, all’utilizzo delle aree di Cornigliano per attività extra-siderurgiche: non a caso c’è chi si è già lanciato a prospettare centinaia di “nuovi” posti di lavoro in caso di attività portuali. Alla lunga, strizzare l’occhio a queste strategie potrebbe pure portare ad un secondo “spacchettamento”, quello tra Cornigliano e le restanti aree siderurgiche del nord, abbandonando Novi Ligure e Racconigi al loro destino. E questa non ci pare una strategia sindacale degna di questo nome.
Il PRC genovese vede nella nazionalizzazione dell’ex ILVA e in un lungimirante piano industriale nazionale sull’acciaio, risanamento e compatibilità ambientali compresi, le uniche strade percorribili atte a garantire lavoro, salute e quelle produzioni di qualità, strategicamente
indispensabili per un Paese che voglia avere ancora un ruolo nella manifattura internazionale.