Catania: Il solito patto fra produttori?  ovvero, perché i sindacati tirano ancora la volata al capitale?

Le disgrazie non vengono mai sole: per gli esseri umani e per il loro territorio. Ce lo conferma talvolta la lettura dei giornali locali. Così sulle pagine 28 e 29 di “La Sicilia” del 28 novembre 2025 gli occhi cadono su due notiziole relative a convegni o dichiarazioni di persone o soggetti di una certa importanza. 
La prima (che girava in realtà da qualche giorno) è che FILLEA CGIL si fa promotrice di una Grande Opera, niente di meno che una seconda Tangenziale per Catania. Questa non dovrebbe, come la prima, correre tutt’intorno alla città capoluogo, ma prenderla alla lontana, raccordandosi con l’Autostrada dall’area fra Giarre e Acireale, per poi andare placidamente a sfociare nella Piana di Catania, verso gli accoglienti lidi del Sud Sicilia. Le ragioni stanno nell’intasamento sistematico dell’attuale tangenziale – da una parte – e nelle magnifiche sorti e progressive che la Nuova Tangenziale apporterebbe all’Isola, in fase di drammatico spopolamento, ma, perbacco, in grado di vantare un PIL crescente e addirittura un incremento dell’occupazione! Un mistero agli occhi dell’economia liberista, ignara ovviamente del semplice esempio per cui se io mangio due polli e il mio vicino nessuno, abbiamo mangiato statisticamente un pollo a testa (il che si traduce, in sintesi, nel fatto che l’incremento di profitto e rendita non significano affatto miglioramento delle condizioni sociali, anzi che accade spesso il contrario).
La tangenziale di Catania è in effetti spesso intasata, talvolta in maniera più che critica, come tutte le brave tangenziali che si rispettino. A suo tempo, appena messa in servizio, fu subito invasa dai TIR che da Messina (ossia dall’Italia tutta) andavano a Palermo, visto che non esisteva l’autostrada Palermo-Messina, più volte inaugurata da Berlusconi.  A testimonianza del fatto che aveva ragione l’ineffabile Chiamparino, in duo con Fassino, quando, diversi anni fa difendeva la TAV contro i suoi detrattori sul punto che riguardava il traffico merci: è la struttura che si crea il mercato, non il suo contrario diceva pressappoco (se non ricordo male) l’ingegnere Presidente. Dunque costruiamo un’altra Tangenziale, così da raddoppiare l’intasamento. Il convegno della FILLEA vedeva molti ospiti illustri oltre agli esponenti sindacali locali regionali e nazionali, fra i quali Giovanni Rosario Fresta, presidente di ANC Catania, Anthony Barbagallo, deputato nazionale PD e componente della Commissione trasporti, Francesco Russo docente di Ingegneria delle infrastrutture all’Università di Reggio Calabria: siamo al solito Patto fra Produttori, qui pronto a devastare gli ultimi lembi di territorio etneo non ancora del tutto ricoperto dalle solite colate di cemento e asfalto che si trascinerebbero dietro i soliti centri commerciali, strutture di logistica, insediamenti abitativi indispensabili per la decrescente popolazione. È veramente avvilente che dal sindacato più importante d’Italia non venga alcuna iniziativa capace di pensare lo “sviluppo” in termini di riequilibrio territoriale, decentramento, programmazione, difesa del territorio e del suolo, diversificazione produttiva e così via.

La seconda notizia, più brutale forse, viene da casa UIL, e riguarda un devastante progetto di ampliamento del Porto di Catania, contro il quale da mesi si muovono, puntando a coordinarsi, diverse organizzazioni della società civile con varie iniziative che a fatica si fanno strada in una città dal tessuto territoriale e sociale lacerato e posto sotto ricatto dai soliti noti (prima imprenditoriali e poi politici). Dopo aver subito, a seguito di questa iniziativa, un parere sostanzialmente negativo del Ministero competente (non poteva del resto andare diversamente date le molteplici irregolarità del faraonico progetto), l’autorità portuale, fra l’altro quasi certamente incompetente a prendere decisioni al di fuori del suo perimetro territoriale e istituzionale, ha dichiarato con serenità che andrà avanti nel suo progetto [1] Ed ecco che UIL e UIL trasporti si fanno vessilliferi del solito grande capitale, dichiarando l’importanza, per Catania, “di infrastrutture il più avanzate possibili. Ben venga, quindi, il Piano regolatore portuale”, con la consueta retorica che segue su sviluppo, fatti concreti, percorsi di legalità, certezze occupazionali. Per terminare poi con una lirica intimazione, riportata fra virgolette: «esaltare al massimo la capacità attrattiva di una terra in cui l’Etna si specchia nello Ionio si può e si deve fare per dare risposte alla domanda di opportunità che viene, in primo luogo ma non solo, dalle nostre ragazze e dai nostri ragazzi».

Prima le donne e i bambini!


[1] Per saperne di più: https://www.argocatania.it/2025/11/04/nuovo-piano-regolatore-del-porto-cemento-e-distruzione-ambientale/