Il movimento contro il riarmo e quello contro il genocidio a Gaza devono trovare elementi comuni per costruire una mobilitazione condivisa. Non si tratta di questioni parallele. Ogni azione contro il riarmo deve contenere una netta condanna del genocidio, così come ogni iniziativa per Gaza deve denunciare i flussi di armi e le politiche di cooperazione militare che alimentano il genocidio.
Lo dice l’ONU: a Gaza è genocidio. Il genocidio a Gaza non è un’opinione: è documentato. La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e su Israele ha pubblicato a settembre il suo rapporto, contenente l’Analisi giuridica della condotta di Israele a Gaza ai sensi della Convenzione per la prevenzione e la punizione del reato di genocidio (A/HRC/60/CRP.3). Questa Commissione è un organismo indipendente, istituito dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, incaricato di raccogliere prove, ascoltare testimonianze e analizzare i fatti per valutare eventuali violazioni gravi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. L’indagine si è basata su rapporti raccolti tra il 7 ottobre 2023 e il 31 luglio 2025. La Commissione ha concluso in modo chiaro e senza ambiguitĂ con queste parole: “Lo Stato di Israele è responsabile per non aver impedito il genocidio, per aver commesso genocidio e per non aver punito il genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza” (§255).
Il memorandum militare fra Italia e Israele. Nonostante queste evidenze, l’Italia non ha interrotto i rapporti di cooperazione militare con Israele, formalizzati in un Memorandum che verrà rinnovato automaticamente nel 2026 se non vi sarà una forte pressione politica e dell’opinione pubblica. Questo Memorandum d’intesa Italia Israele prevede la formazione e l’addestramento del personale militare oltre alla cooperazione nell’industria bellica. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non risulta essersi espresso pubblicamente per chiedere l’interruzione del Memorandum d’intesa tra Italia e Israele.
Ma a trattare Israele con grandissimo rispetto c’è anche la NATO. Infatti la NATO continua a considerare Israele un “partner”. Israele è infatti nazione partner della Nato pur non essendo uno “stato membro”. Fin dal 4 maggio 2016, tramite nota ufficiale, l’Alleanza ha accettato la presenza stabile di un funzionario israeliano presso la sua sede, precisando che «Israele non è un membro a pieno titolo, ma è ufficialmente accreditato presso la NATO, con una missione permanente come un partner». Nonostante le ripetute violazioni dei diritti umani, la NATO non ha sospeso le relazioni militari con Israele; solo la Turchia ha chiesto di interrompere la cooperazione.
Anche l’Unione Europea non brilla sul terreno dei diritti umani: nel novembre 2024, i ministri degli Esteri hanno respinto una proposta di sospendere il dialogo politico con Israele avanzata dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Josep Borrell, che aveva citato preoccupazioni su possibili violazioni del diritto internazionale umanitario a Gaza. Questo scenario mette in luce un doppio standard dell’Occidente: verso la Russia è stato rotto ogni rapporto militare e commerciale, applicando embarghi economici e militari, mentre verso Israele si mantiene un dialogo ininterrotto, senza alcuna misura coercitiva, pur di fronte a crimini documentati contro la popolazione civile.
Occorre chiedere lo stop ad ogni cooperazione militare con Israele. L’Italia ha recentemente acquistato da Israele i sofisticati e costosi aerei regia G-550 che consentono agli F-35 di colpire anche senza vedere il bersaglio. Israele ha acquisito sul campo di battaglia – insanguinato dal genocidio – una expertise militare di cui oggi la Nato non può piĂą fare a meno: sono i migliori piloti di F-35. Sono loro che con gli F-35 si distinguono per bravura in quelle che vengono definite “kill chain”: catene di uccisioni. E anche l’Italia dipende da questa expertise militare israeliana. Se interrompesse i rapporti militari con Israele non avrebbe piĂą da chi apprendere bene come si fanno certe cose. Nelle nostre mobilitazioni occorre evidenziare come NATO e UE tollerino il genocidio. Non attuano nĂ© un embargo civile e neppure uno militare. Sono al top dell’ipocrisia e questo deve essere il nostro punto di partenza e di arrivo.
La lotta contro il riarmo e quella contro il genocidio a Gaza sono due facce della stessa medaglia. Forse non sarebbe sbagliato lanciare un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché chieda l’interruzione del memorandum di intesa militare fra l’Italia e Israele. Se non ora quando?
Alessandro Marescotti
Coordinamento nazionale No Riarmo