Il documento che pubblichiamo è stato spedito ieri in concomitanza con la prevista seduta del Consiglio che, tra i vari punti all’odg aveva una proposta di deliberazione sulla “costituzione di una nuova Società per azioni a totale partecipazione pubblica indiretta da parte del Comune di Napoli per l’affidamento in house providing del servizio di gestione, manutenzione e valorizzazione del patrimonio immobiliare”.
Innanzitutto, una piccola precisazione sulla formulazione di questo punto dell’odg consiliare perché si sono “dimenticati” una parolina: oltre che gestione, manutenzione e valorizzazione del patrimonio immobiliare c’è anche la dismissione dello stesso che è uno degli obiettivi prioritari di questa New Co. che deve fare cassa con gli immobili per ridurre il debito.
Insomma, la solita ricetta liberista, il ricatto del debito per attaccare la città pubblica e sociale.
La costituenda “Napoli Patrimonio” fa parte della “razionalizzazione” delle Partecipate uno dei contenuti del “Patto per Napoli” firmato nel marzo 2022 dall’attuale Sindaco Manfredi con l’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi , questi Patti – che a Napoli definiamo “Pacchi”- hanno coinvolto alcune città metropolitane e alcuni capoluoghi di Provincia soprattutto tra il 2022 e il 2023, di solito, hanno durata ventennale e sono fatti in perfetto stile europeo ossia soldi in cambio di “riforme” ossia aumento dei tributi locali, privatizzazione di servizi e, per l’appunto, valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare.
In alcuni casi la valorizzazione e dismissione avviene attraverso il coinvolgimento dell’INVIMIT, la Società di gestione del risparmio controllata dal MEF (si vedano, ad esempio, oltre al Patto per Napoli anche quello per Reggio Calabria) e, non a caso, uno dei compiti della New Co. è quello relativo al “potenziamento del supporto al fondo INVIMIT” su cui già c’è stato un conferimento da parte del Comune di 6 immobili.
L’Amministrazione ha avviato la fase costitutiva dell’iter in pieno agosto e, quindi, la prevista consultazione pubblica è avvenuta in un periodo dell’anno particolare data la pausa estiva;
nonostante ciò, sono state inviate interessanti osservazioni soprattutto di Associazioni ambientaliste miranti ad evidenziare la necessità di un ulteriore approfondimento istruttorio da parte dell’Amministrazione con la relativa richiesta di revisione del progetto e/o rinvio dello stesso.
A suffragare l’ affermazione che è in atto l’importazione del “Modello Milano c’è, tra l’altro, il fatto che la scelta del partner “tecnico” della New Co. è caduta su MM Spa di Milano che gestisce anche il patrimonio immobiliare del capoluogo lombardo.
E’ chiaro che questi tipi di scelta hanno ben poco di “tecnico” per il loro significato politico e si inquadrano in un cambiamento di approccio dove la gestione del patrimonio immobiliare pubblico non è tanto di conservazione e manutenzione ma di valorizzazione per il mercato (ben diversa dalla valorizzazione sociale di cui ci sarebbe bisogno) collegata a quella che da anni viene pomposamente definita la “rigenerazione urbana” dietro cui, spesso, si cela “il passaggio dal vecchio modello di speculazione immobiliare a un modello finanziario fatto di SGR e fondi immobiliari disconnesso dalla città fisica, in cui i prezzi delle abitazioni non sono più guidati dalla relazione tra domanda e offerta di case ma dalla relazione tra domanda e offerta di prodotti finanziari”[1]
Comunque, la mobilitazione continua.
[1] Cfr. Sara Gainsforth in “L’Italia senza casa” Ediz. Tempi Nuovi pag. 104.