La strumentalizzazione della memoria: Sgomento per la presentazione del libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”

“Esprimo – ha dichiarato il segretario regionale piemontese del PRC, Alberto  Deambrogio – profondo sconcerto  per la presentazione pubblica del libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”. L’evento, che si terrà  a Casale Monferrato il 1 dicembre, lungi dal favorire una riflessione storica seria e contestualizzata sui cosiddetti ‘anni di piombo’, si inserisce in un’operazione di revisionismo strisciante che mira a equiparare le responsabilità politiche di quegli anni, snaturando la complessità del periodo storico”.
“Come più volte sottolineato,  iniziative come queste tendono a decontestualizzare la figura di Sergio Ramelli, trasformandola in un simbolo che serve a legittimare narrazioni distorte del passato.
L’omicidio di Sergio Ramelli fu un fatto tragico e brutale, che avvenne in un clima di odio e violenza diffusa. Tuttavia, l’uso politico e memoriale che viene fatto di questa vicenda, come nel caso del libro in questione (la cui prefazione e postfazione sono a cura di esponenti di destra come Ignazio La Russa e Paola Frassinetti), è finalizzato a creare una simmetria ideologica tra violenza fascista e violenza antifascista, un’operazione storicamente insostenibile”.
“La tendenza a ‘pacificare’ la memoria attraverso operazioni revisioniste occulta le responsabilità originarie del fascismo storico e le sue continuità nell’eversione nera del dopoguerra.  Pur riconoscendo la gravità dell’omicidio di un ‘ragazzino di 17 anni’ che era ‘un avversario’ ma ‘non doveva essere colpito così’,  occorre sempre denunciare i tentativi di manipolazione della sua memoria per fini politici attuali”.
“La storia deve essere analizzata nella sua interezza, senza censure o strumentalizzazioni di parte. Eventi come la presentazione di questo volume, contribuiscono solo a generare ulteriore confusione e a minare i valori fondanti della democrazia antifascista”.
“Chiedo alle istituzioni, alle principali associazioni antifasciste a partire dall’ ANPI e alla cittadinanza – ha concluso Deambrogio – di mantenere alta l’attenzione su  queste operazioni culturali e politiche che, dietro la maschera della memoria condivisa, nascondono un pericoloso tentativo di riabilitazione di ideologie sconfitte dalla storia. La memoria di Ramelli merita rispetto, ma non può essere l’arma per riscrivere il Novecento italiano”.