No alla super intramoenia. Si alla sanità pubblica 

Giuseppe Saragnese, infermiere ASST-PG23 BERGAMO, Direttivo FP CGIL  e ASSEMBLEA GENERALE CGIL BG, Le radici del Sindacato.

La sanità in Lombardia sta sempre più male, una recente indagine della CGIL lo dimostra. Nella bergamasca cresce la spesa sanitaria dei lavoratori e pensionati, l’indagine basata sulle dichiarazioni presentate nei Caf della provincia di Bergamo riportavano il 68% (2 su 3)  di spese sanitarie e farmaceutiche, in 1 anno 1.128 euro a dichiarazione (somme che lavoratori e pensionati pagano per i ticket, farmaci, esami e visite private. In Lombardia nel 2024 il 10,3% dei cittadini ha rinunciato a curarsi. A livello nazionale la legge di bilancio assegna alla Sanità solo lo 0,9% del pil, mentre stanzia per il riarmo il 12% in più.

Sul versante di chi lavora in sanità le cose non vanno meglio, anzi sono decisamente peggiorate. Dopo la firma del contratto della sanità pubblica del 27 ottobre 2025 giustamente non firmato dalla CGIL, un contratto eroso dall’inflazione arrivata a oltre il 16% con aumenti contrattuali che nel caso del personale infermieristico si aggirano mediamente al netto dell’indennità di vacanza contrattuale intorno alle 40 euro mensili, uno schiaffo al personale sanitario che era considerato eroe durante la pandemia.

Considerando che in Italia secondo l’ultimo rapporto Gimbe mancano oltre 65.000 infermieri, 6.000 medici di famiglia, 3.500 medici di Pronto Soccorso oltre altri medici delle varie specialità. Le  retribuzioni sono molto inferiori al personale sanitario europeo e questo induce molti neo infermieri e medici ad andare all’estero oppure andare nel privato dove possono contrattare singolarmente lo stipendio. Sono aumentati in questi anni i cosiddetti medici gettonisti che hanno prestato servizio tramite delle cooperative create e cresciute in questi anni che fornivano a volte medici, per esempio, nei PS senza nessuna esperienza di emergenza/urgenza.

Si continua ancora a chiedere di lavorare di più tramite prestazioni aggiuntive e di libera professione il personale già oberato di lavoro senza nessun riconoscimento professionale ed economico. In Regione Lombardia che si vanta di avere l’eccellenza sanitaria da anni non aumenta le Risorse aggiuntive regionali (RAR),blocca le indennità  per il personale  del Pronto Soccorso  previste dal nuovo contratto, mentre sui media parla di aumenti per il proprio personale sanitario, che pensa di coprire le carenze di personale per esempio facendo venire personale infermieristico dal Sudamerica e dall’Uzbekistan, che istituisce la figura di Assistente Infermiere prevista dal nuovo contratto, una figura che costerà meno e che verrà utilizzata soprattutto nelle RSA e nel privato. È’ di questi giorni la notizia di quello che è successo al San Raffale nota clinica privata di Milano dove nei reparti di Medicina ad alta intensità e cure intensive affidate ad una Cooperativa infermieristica esterna, non avrebbero avuto le competenze necessarie per trattare i pazienti, sarebbero stati commessi gravi errori facendo rassegnare le dimissioni all’Amministratore unico del San Raffaele. Questo è un esempio di quello che potrà succedere nel futuro.

In questo quadro desolante e pericoloso la Regione Lombardia dopo aver distrutto  in questi anni la sanità pubblica  e territoriale dove vengono  inaugurate le Case di Comunità e molte rimangono chiuse o parzialmente attive per mancanza di personale, viene deliberata il 15 settembre 2025 la cosiddetta “SUPER INTRAMOENIA”  un progetto per smantellare ulteriormente la sanità pubblica, in pratica si aprono le porte delle strutture pubbliche ai fondi sanitari privati, alle assicurazioni, welfare aziendale…..insomma si passa da un sistema solidale e universalistico a un mercato della salute dove chi ha i soldi può curarsi e chi no crepa.

Vengono concessi personale sanitario, macchinari, reparti e ambulatori a chi ha una copertura assicurativa, mentre tutti gli altri continueranno ad aspettare le lunghe liste di attesa. Insomma, il modello Lombardo (pubblico/privato) fa un ulteriore passo in avanti facendo divorare il pubblico dal privato, si costringerà il personale sanitario con una specie di ricatto corporativo a lavorare per i fondi assicurativi e questo peggiorerà ancor di più il lavoro in ospedale e aumenterà le liste di attesa. La salute e direttamente legata all’autonomia differenziata dove la voce “gestione delle risorse in ambito sanitario” fa gola a tutti.

Cosa fare dunque?  In un recente articolo di Marco Caldiroli di Medicina Democratica pubblicato sul sito SBILANCIAMOCI si fissano dei punti essenziali… dall’incremento del Fondo Sanitario Nazionale, eliminazione degli attuali meccanismi di accreditamento e convenzione con la sanità privata, potenziamento della prevenzione, piano straordinario di assunzioni e stabilizzazione dei precari, contratto nazionale unico per sanità pubblica e privata con uguali diritti e stipendi, abolizione dei ticket, dell’intramoenia ed extramoenia, rapporto esclusivo dei medici di medicina generale nella sanità pubblica, cancellazione di ogni forma di autonomia differenziata ecc.