Piano sanitario al voto: non ci sarà nessun impatto reale sui bisogni di salute delle persone piemontesi

 “Mentre l’ex assessore Icardi  – dichiara Alberto Deambrogio, segretario regionale per il Piemonte e la VdA di Rifondazione Comunista – annuncia due emendamenti di peso su ospedali e rete territoriale preparati da un consulente per dichiarare battaglia contro la delibera 1-600 del 2014, senza neanche averli presentati in commissione, giunge alle battute finali il percorso di votazione del Piano sanitario in Consiglio regionale. Al di là del grossolano movimento dell’ex assessore leghista, indice di ruggine ben presente con Riboldi, il documento che uscirà nei prossimi giorni non avrà un impatto reale sui bisogni di salute espressi in Piemonte”.

“Riboldi fa l’ecumenico e dice di aver recepito centinaia di osservazioni venute dalla consultazione, che in realtà, se guardate da vicino, segnalano cambiamenti solo cosmetici. Siamo di fronte a quello che dovrebbe essere un atto strategico, che non individua affatto risorse e strumenti per l’attuazione ad iniziare dalla prevenzione per continuare con le Case della Comunità, a cui va connessa negativamente la non presenza dei medici di medicina generale con l’accordo sulle Aggregazioni Funzionali Territoriali: si metterà in comune il sistema informativo e poi ogni medico resterà a casa sua con reperibilità solo per questioni urgenti. Mettere in comune le informazioni è importante, solo che i sistemi informativi fanno acqua da tutte le parti e l’inceppamento del nuovo CUP lo dimostra: ci vorranno almeno due anni prima del superamento dei sistemi esistenti. Dal primo rapporto della Bocconi sono state stralciate le parti più critiche e quel che rimane lascia il tempo che trova. Un Piano dovrebbe essere qualcosa che vincola, con dei tempi certi, capace di produrre quelli che una volta si chiamavano patti per la salute con le risorse disponibili a livello pluriennale. Qui non esiste nulla di tutto questo e di certo l’unica cosa prevedibile è il sottofinanziamento perdurante del sistema, una cosa cronica che porta sempre ai limiti dei piani di rientro. Una Regione che ha un disavanzo notevole e in cui l’ospedale Molinette dichiara un buco di 130 milioni, dovrebbe essere in grado di dirci come pensa di stare dietro alle restituzioni dei prestiti INAIL con cui dichiara di fare ospedali nuovi. Domande, queste, che restano inevase”.

“A ben vedere è la stessa Consulta dell’ANCI che ricorda a tutti come si sarebbero dovute utilizzare norme viventi, anche se risalenti al 2007, per organizzare la programmazione e avere alla fine un Piano basato sul coinvolgimento effettivo degli Enti Locali in grado di produrre piani e profili di salute del loro territorio. Se questo non si fa non c’è responsabilità condivisa e si va dritti al naufragio. Del resto, altro segnale significativamente preoccupante, Riboldi e i suoi non riescono neanche a metter mano agli assetti territoriali cercando almeno di far coincidere distretti e consorzi socioassistenziali, con i due direttori in grado di gestire una parte di portafoglio comune. Si preferisce istituire una figura ex novo di Direttore socioassistenziale che non può risolvere i problemi di integrazione. D’altro canto i piani sono visibilmente due: sanità separata da assistenza, con quest’ultima che diventa regno dei buoni consigli e degli scarsi diritti”.

“Per l’insieme di queste considerazioni – ha concluso Deambrogio – credo che il Piano sia da respingere in toto, con una battaglia che ne denunci tutti i limiti strategici e di gestione economico organizzativa futura. In questo senso trovo debole e illusoria la strategia delle opposizioni che pensano ‘responsabilmente’ di cambiarne parti salienti con alcuni emendamenti”.