Comunicato Segreteria regionale Rifondazione Comunista e Giovani comuniste\i Emilia-Romagna
In questi giorni è arrivato un segnale forte dall’Università di Bologna che ha deciso di negare l’avvio di un corso di laurea in filosofia riservato agli ufficiali dell’Accademia militare di Modena. La decisione arriva a seguito delle rivendicazioni da parte di numerose realtà studentesche che si sono opposte.
Diciamo no ad un percorso agevolato per gli ufficiali, privilegio a dir poco esclusivo visto che gli studenti devono fare i conti con tasse universitarie sempre più alte, borse di studio mancanti, ritardi nell’assegnazione delle cattedre, servizi e alloggi sempre più costosi.
Rivendicazioni che si collocano in una più ampia lotta contro l’asservimento da parte dell’Università a logiche belliciste e ad un ateneo che continua a essere complice del genocidio in Palestina, dati gli accordi ancora in essere con numerose aziende e università israeliane.
Il rettore Molari si è, infatti, subito dissociato da questa decisione definendola “scelta autonoma del dipartimento” e si è detto disponibile a future collaborazioni.
La questione ha dato slancio al vittimismo delle destre, primo fra tutti il generale Masiello, promotore del progetto, che denuncia la mancata comprensione del ruolo delle forze armate da parte della società, ed in particolare dei giovani. Il ministro Crosetto si appella alla moralità dei docenti, e la ministra Bernini, parla di “rinuncia alla missione formativa”. Azione Universitaria è già pronta a presentare un’interrogazione in senato accademico sostenendo che la decisione è frutto dell’asservimento del dipartimento ai centri sociali, definiti come violenti, totalitari e antidemocratici.
Anche il PD, tuttavia, ha definito la scelta come un “deludente rifiuto” esprimendo rammarico per “un mondo accademico sempre più incline a battaglie ideologiche”, confermando come, ad oggi, tutte le forze parlamentari siano assoggettate al pensiero unico bellicista.
Il dibattito che si è scatenato rende bene l’idea di come, per la classe dirigente del nostro paese, non sia accettabile che un ateneo rivendichi l’autonomia dalle direttive del governo.