Autonomia: al brigante di Calderoli si deve rispondere brigante e mezzo

Il silenzio velenoso e strategico con cui il ministro Calderoli si è mosso a seguito delle critiche pesanti della Corte Costituzionale, che hanno tolto di mezzo il referendum sull’Autonomia Differenziata, ha dato i suoi frutti.
È del tutto evidente infatti che il ministro leghista e la compagine di governo hanno messo a punto una serie di misure, che oggi sono squadernate sotto gli occhi dell’opinione pubblica e rappresentano, nuovamente, una pericolosa insidia e un riposizionamento indifferente ai richiami dei giudici.
Del complesso di questi nodi ha discusso a lungo la riunione nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, tenutasi il 9 dicembre scorso.
I lavori hanno fatto emergere il fatto che le quattro pre-intese (definite fotocopia dal prof. Pallante) siglate con le Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria violano in diversi punti la sentenza 192 del 3 dicembre 2024 della Corte Costituzionale.
In primo luogo esse sono identiche, contravvenendo la raccomandazione della Corte che ha parlato di specificità territoriale comprovata a guidare le competenze.
In seconda battuta si è sottolineato il passaggio alle Regioni di intere materie, attraverso la suddivisione tattica di singole funzioni, che poi risommate costituiscono una totalità.
In terzo luogo è stata criticata la distinzione tra materie LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e non LEP, poiché la Corte ha detto chiaramente che se gli accordi dovessero riguardare risvolti sociali o civili si dovrebbero stabilire in anticipo i LEP. Invece, bellamente, le pre-intese si sono formate su materie come la Protezione civile e la Previdenza complementare integrativa senza la presenza di questi ultimi. Per la sanità siamo addirittura all’imbroglio poiché se da una parte la Consulta ha equiparato i LEP ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), dall’altra noi sappiamo i medesimi LEA non soddisfano attualmente neanche i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie; eppure alle Regioni firmatarie delle pre-intese si è data sostanzialmente carta bianca su tutto quanto riguarda la salute delle persone!
Infine è stato richiamato il percorso, totalmente inattuato eppure ben descritto dalla Corte, da riportare nell’alveo parlamentare e più in generale nella sfera pubblica.
Significativamente, Calderoli si è mosso in modo molto spregiudicato presentando un Ddl di legge delega sui LEP al Senato, sia inserendo contemporaneamente articoli nell’attuale Legge di Bilancio per LEP nel settore sanitario, all’assistenza nel settore sociale, all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione personale per alunni disabili.
È chiaro che Calderoli persegue una strada con determinazione, di conserva con alcune Regioni che con lui condividono l’obiettivo di “sfondare” il sistema costituzionale e andare poi con facilità verso la decostruzione definitiva degli assetti egualitari nel Paese. Chi fa questo sa di potersi muovere, al netto della noncuranza per la Legge fondamentale e dei richiami della Corte Costituzionale, con relativa tranquillità, esattamente perché questi ultimi non sono stati sempre così netti e precisi e poi perché, vale la pena ribadirlo, è l’attuale assetto costituzionale a non chiudere del tutto la strada: il titolo V torna sempre con il suo carico di pregiudizi negativi.
A fronte di questo quadro, certo difficile, in rapida evoluzione, a cui si assommeranno i dibatti sulla giustizia, sulla legge elettorale e sul premierato, il Tavolo NO AD nazionale ha svolto molte riflessioni per il futuro, soprattutto in termini di riattivazione critica.
Nelle scorse settimane un impetuoso e potente movimento ha riempito piazze e strade intorno al genocidio e alla causa palestinese. È stata un’onda alta che per molti versi ha oscurato tutto il resto, giustamente. Si tratta ora, invece, di riprendere una lotta contro ogni Autonomia Differenziata, che sia in grado di stringere alleanze stabili con altri settori di movimento. Servirà, naturalmente, un aggiornamento puntuale di tutta la strumentazione tecnico-critica, in modo da poter fronteggiare le molteplici scorribande di Calderoli con le carte in regola. Per questo la lotta all’Autonomia è attrezzata e ha sviluppato al suo interno capacità giuridiche di prim’ordine con la collaborazione fattiva di figure universitarie.
In realtà ciò che va stabilito è un vero e proprio re-investimento politico all’interno della battaglia per l’eguaglianza uniforme in tutto il Paese. Associazioni, Sindacati, Partiti Politici, Gruppi, devono far riconquistare a questi temi un primato doveroso e forse oggi appannato. Si vedranno i modi, gli strumenti, le occasioni da valorizzare a partire dalla spinta che si può indirizzare verso i Presidenti di Regione, che possono esercitare un qualche ruolo se lo vogliono.
In ogni caso un primo obiettivo concreto è stato deciso e fissato per la giornata del 19 dicembre, momento comune per tutto il movimento nazionale per rappresentare sotto sedi istituzionale (le Regioni che hanno siglato pre-intese ad esempio) la totale discordanza rispetto a un progetto eversivo. Sarà quella l’occasione per presentare anche le firme raccolte in questi mesi sotto le varie petizioni regionali.