Tratto da Lavoro e salute –
Il 6 dicembre nel diciottesimo anniversario della strage alla Thyssenkrupp a Torino, come redazione di Lavoro e Salute, insieme ai sindacati di base e organizzazioni politiche, abbiamo fatto un presidio davanti alla sede dell’Ispettorato del Lavoro, anche per solidarietà contro l’attacco del governo alla vigilanza sui luoghi di lavoro, per non dimenticare i sette lavoratori morti.
Dal 5 e 6 dicembre del 2007 a che punto siamo nella comprensione dello stato di cose presenti? In Italia il clima sui luoghi di lavoro,
privato e pubblico ormai senza nessuna differenza, sta rapidamente peggiorando: le aziende hanno sempre maggiore discrezionalità nei
rapporti di lavoro con conseguenti diritti negati, mobbing, demansionamento, punizioni e licenziamenti.
Quindi siamo in mano a serial killer. Fa rabbia leggere allarmi sulle morti nei luoghi di lavoro come alla Thyssenkrupp alla quale sono
seguite altre stragi simili. E non dimentichiamo mai le condizioni di lavoro nelle strutture sanitarie pubbliche e private che sono
strettamente correlate con malattie professionali.
I morti e gli infortuni gravi sul lavoro sono aumentati fortemente di anno in anno, aumentano anche quelli in itinere, sia maschili che
femminili e in Agricoltura.
Inoltre in Italia ci sono più di 800 mila invalidi del lavoro e 130 mila sono le vedove e gli “orfani del lavoro” da malattie professionali
(impunemente silenziate dall’informazione e dai dati statistici in base alla smemorizzazione facilitata dalla tempistica di diluizione della morte nel tempo per esposizione o contatto con sostanze nocive e cancerogene. I limiti imposti per legge alle sostanze cancerogene non danno nessuna garanzia alla tutela della salute.
Ecco i recenti dati ISTAT, ricordiamo che sono presi dai dati INAIL che conteggia solo i suoi assicurati e non tutte le migliaia del lavoro nero e sommerso. Nel 2024 sono stati denunciati 518.497 infortuni sul lavoro in Italia, con 1.191 morti. Nel primo semestre 2025, gli infortuni mortali sono aumentati del 7,1%, arrivando a 495 casi. Le malattie professionali sono state 88.384 nel 2024, in crescita del 54,1% nell’ultimo decennio. Anche i lavoratori stranieri e i giovani sono più esposti: gli stranieri, che sono il 10,5% degli occupati, hanno subito il 23,0% di tutti gli infortuni; i giovani 15-24enni, il 4,8% degli occupati, hanno registrato il 12,0% degli infortuni.
Credo, ogni tanto preso da sconforto, che ormai che serva a poco scrivere di fronte alla petulante indignazione ipocrita come quella dei grandi giornali e dei politici al governo, e anche di quelli all’opposizione presenti in Parlamento, che nel frattempo delibera provvedimenti legislativi che fanno il buffetto alle imprese calpestando la memoria di migliaia di caduti sul lavoro.
Ogni giorno verifichiamo uno stato di prostrazione generale mentre le condizioni peggiorano e la disoccupazione dilaga amplificando sconforto e rassegnazione, un disinteresse, accentuato dalla disinformazione e malainformazione, che impedisce di raggiungere la consapevolezza del fatto che quando i lavoratori si mobilitano riescono anche a fermare la corsa verso il dirupo della disperazione e a riflettere sulle divisioni che ci mettono gli uni contro gli altri.
Il conflitto sindacale è derubricato a condotta criminale, lo si legge in tante ordinanze di giudici a quanto pare privi di costituzionale memoria della lotta per la difesa dei propri diritti individuali e collettivi. Il rapporto di lavoro, in tutte le sue articolazioni, legali e quelle indotte dalla discrezionalità fuori dalle normative, deve regolarsi sulla insindacabile relazione mercificata a prescindere dalle condizioni della parte debole della relazione, in tal modo essa può essere privata da ogni tutela sia sui livelli salariali e sulle condizioni di lavoro.
Manca il coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nella valutazione dei rischi esistenti in ogni reparto o gruppo di lavoro omogeneo, affinché siano essi a dare al loro rappresentante le indicazioni sui rischi reali esistenti.
Quindi non c’è prevenzione senza un ruolo chiaro delle e dei Rappresentante/i dei Lavoratori per la Sicurezza, dovrebbe essere, una
figura fondamentale e strategica con l’obbiettivo della prevenzione. Un ruolo che, potenzialmente, con il suo operare discrezionale può
allontanare quella bara che oggi accompagna chi lavora, in particolare per chi lavora in schiavitù nel lavoro in nero.
Un nuovo protagonismo sindacale si raggiunge con:
. Revisione del regime sanzionatorio del D.Lgs.81/08 ridotto drasticamente dal D.Lgs.106/09, con l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro.
. Revisione della tabella dell’INAIL sulle malattie professionali in modo da far rientrare nell’elenco ulteriori patologie rispetto a quelle presenti attualmente (D.Lgs del 21 luglio 2008).
. I Servizi di Prevenzione sui luoghi di lavoro delle ASL devono riprendere un intervento partecipato con i lavoratori.
. Un Pool di magistrati che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro in ogni Procura, fino alla creazione di una Procura nazionale
per la sicurezza sul lavoro.