È proprio vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire! Per sapere veramente cosa ne pensano i giovanissimi della guerra, dell’economia di guerra e del riarmo sarebbe stato sufficiente ascoltare le loro voci, chiare e determinate, provenienti dalle piazze e dai luoghi da loro vissuti . Sarebbe bastato leggere gli striscioni, i comunicati e gli appelli che li hanno accompagnati in questi ultimi mesi, prestare attenzione a quella marea di ragazze e ragazzi che, in maniera inedita, continua a mobilitarsi scioperando, occupando scuole, promuovendo azioni collettive, dicendo con fermezza di non voler ipotecare il proprio futuro per soddisfare gli interessi dei padroni della guerra. Chi ha percorso quelle piazze lo sa che alla generazione Z non basta essere consultata, vuole prendere parola per decidere nella piena libertà di dissentire. E invece, dopo essere stati ignorati, zittiti e anche manganellati, si vedono ora recapitare, anche tramite circolare scolastica, la richiesta di partecipare ad una consultazione online su “Guerra e conflitti” proveniente dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni, nominata dai Presidenti di Camera e Senato forse più per le sue posizioni oscurantiste che non per le certificate competenze professionali nel settore. Sul sito iopartecipo.garanteinfanzia.org si legge ipocritamente “la tua voce conta”, salvo poi fare orecchie da mercante. Il questionario è composto da 32 domande, teoricamente rivolto a ragazzi e ragazze tra i 14 e 18 anni, di fatto chiunque può accedere e rispondere alle domande anche più volte; un capolavoro della ricerca scientifica segno di quanto il risultato interessi ben poco, anche sul piano della conoscenza statistica. Lo scopo è quello di raccogliere “emozioni”, “percezioni” e “preoccupazioni” in rapporto ai conflitti e alla guerra anche “per offrire alle istituzioni elementi di riflessione e approfondimento”, che vuol dire cercare di capire che aria tira e valutare quale spazio di manovra si ha. I giovani che dicono no, noi non ci arruoliamo, e lo fanno assieme ai ragazzi e alle ragazze che in questi giorni scenderanno in piazza contro il ripristino della leva militare in Germania, Francia e non solo, non stanno esprimendo un sentimento dettato dalla paura o dall’ansia ma lo fanno con tutte le argomentazioni che la ragione suggerisce. Contestano questa finanziaria di guerra, che sottrae risorse alla spesa sociale, si oppongono alla militarizzazione e gerarchizzazione delle scuole, ad un orientamento scolastico volto a promuovere reclutamento ideologico e ad indottrinare giovani leve. Un mondo in fiamme non lo vogliono neanche a costo zero. Hanno ragioni solide, consapevolezza del contesto e delle responsabilità politiche nazionali e internazionali dei conflitti in corso, complessità che il questionario non prova neanche a rilevare. Neanche un piccolo accenno al genocidio, proprio ciò che ha fatto schizzare in piazza le giovani generazioni. Una consultazione composta da domande davvero inquietanti, tutte ripiegate nella sfera sentimentale e individuale che non vanno oltre il proprio campanile. Si mette a confronto il drammatico panorama dei conflitti con la realtà virtuale; si chiede se i giochi che simulano la guerra possono avere conseguenze sul comportamento delle persone o se a seguito di determinati giochi è mai capitato di pensare alla guerra. Seguono poi domande più “filosofiche”, anche queste da liquidare con una crocetta: la violenza e la guerra sono insite nell’uomo? È un’invenzione solo maschile? A quale genere di film si paragonerebbe la situazione globale tra cento anni? Dopo aver sondato quali sono i canali d’informazione prescelti per raccogliere informazioni sulla guerra, si arriva al dunque nella sezione “il mio agire rispetto alla guerra”. I giovanissimi sono chiamati ad esprimere il loro grado di condivisione rispetto alle affermazioni “Se vuoi la pace, preparati alla guerra”, “Se il mio paese entrasse in guerra mi sentirei responsabile e se servisse mi arruolerei? “E poi, come se nulla fosse, si volta pagina e si inizia a parlare dei conflitti nella vita quotidiana, dei litigi avuti negli ultimi mesi con amici, genitori e adulti. Turbolenze adolescenziali che bisogna imparare a gestire. Dinanzi a tutto c’è solo da auspicarsi che la Garante prenda atto della portata della consultazione e del valore che essa ha e provveda tempestivamente a ritirarla e cestinarla, prima della data della sua conclusione fissata per il 19 dicembre. E che finalmente inizi a lavorare per garantire ai giovanissimi il rispetto dei diritti quotidianamente negati, senza prese in giro.