La Sicilia, la Nato, il piano Mattei

Dal 27 al 29 ottobre 2025, le città di Palermo, Lampedusa e Trapani sono state il teatro di una significativa visita congiunta organizzata dall’Assemblea Parlamentare della NATO, che ha visto la partecipazione della Commissione Democrazia e Sicurezza, della Sottocommissione sui Partenariati e del Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio Oriente (GSM). I luoghi, ovviamente, non sono stati scelti a caso. Palermo con i suoi cantieri navali specializzati nella produzione e manutenzione di navi da guerra. Lampedusa, con le antenne radar e centri di telecomunicazioni per la guerra elettronica dislocati in ogni angolo dell’isola. Trapani, con il suo aeroporto, è un’importate base aerea militare e si appresta a diventare un grande centro di formazione per piloti da combattimento. Chi può citare la frase di un santo all’interno di una assemblea di parlamentari della Nato? Soltanto una persona come Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia, si può permettere di nominare invano un santo in una riunione di personaggi che hanno pensato e pensano che la democrazia si esporta bombardando. Infatti, concludendo il suo intervento di saluto, ha utilizzato le parole San Giovanni Paolo II (sic) “dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti”. Non si capisce però di quale pace parlasse visto che il tema della riunione era sulla sicurezza del bacino del Mediterraneo e in particolare si preoccupavano che l’Africa a breve supererà i due miliardi di abitanti ed è il continente con il livello più alto di povertà. Forse il presidente Schifani si riferiva al fatto che chi vorrebbe provare a fuggire da quella miseria troverebbe “pace” solo ed esclusivamente nel fondo del Mediterraneo? Intanto per avviare un approccio positivo e pacifico ad ogni tipo di crisi che si presenta e si presenterà nell’area mediterranea la regione siciliana ha pensato di destinare circa 252 milioni di euro del Programma Regionale FESR per lo sviluppo di “infrastrutture di difesa resilienti”. Ecco, resiliente, una parola che in questi tempi è diventata come il prezzemolo, la appiccicano dappertutto, ma mai come in questo caso è stata utilizzata in modo appropriato. E si! Perché tra i tanti significati che possono essere attribuiti a questa parola vi è quello più preciso, che calza a pennello: resilienza, e quindi resiliente, significa soprattutto far rimbalzare indietro e quindi la “difesa resiliente” potrebbe essere un elegante ossimoro, cioè una difesa di rimbalzo, quindi di contrasto? Vedremo! Ma non è finita qui. il presidente Schifani ha anche sottolineato come l’Africa sia anche quel continente in cui sono presenti il 50% delle risorse minerarie mondiali, il 50% delle terre coltivabili e il 60% delle acque potabili, un patrimonio che fa gola. Infatti “l’impegno concreto della Regione Siciliana nel cosiddetto “piano Mattei” e nella cooperazione euromediterranea” serve a riaffermare il ruolo dell’Isola come “piattaforma-snodo dell’innovazione digitale ed energetica nel Mediterraneo”. Quindi da un lato si respingono i disperati di quel continente dall’altro si lavora per depredarne le risorse e le ricchezze. Di fronte a questo progetto neocoloniale non si è sentita una voce di contrasto da parte del così detto campo largo e soprattutto di chi si definisce “sinistra” all’interno di questo luogo politicamente indistinto e contradditorio. La Sicilia dovrebbe essere luogo d’accoglienza e di pace, come disse Pio La Torre, ma il rischio è che sia già diventata terra di respingimento e di strutture che organizzano le guerre e le sue economie. Tutto questo è inaccettabile e per questo va costruito, con urgenza, un movimento democratico e popolare che si opponga a questo folle pianificazione. Per farlo bisogna uscire dal politicismo, o meglio: “dal cretinismo parlamentare”, fine a se stesso. Certo, in questi tempi non è facile ma serve provarci.