Leva per davvero?

Di Gregorio Piccin

Le recenti mobilitazioni studentesche in Germania contro l’ipotesi di reintroduzione della leva dimostrano che i giovani respingono la retorica militarista dei loro governanti così come l’ipotesi di essere mobilitati per andare in guerra.

Questo è senza dubbio un fatto positivo.

Tuttavia per mettere a fuoco una questione così delicata bisognerebbe chiarire cosa è “fuffa” e cosa è sostanza nelle bellicose esternazioni dei “volenterosi” governanti europei. Le dichiarazioni di reintroduzione della leva, come passo necessario per sostenere una guerra contro la Russia nei prossimi anni, è senza dubbio da considerare “fuffa”. Non solo perché si parla di leva volontaria (un nonsenso) ma perché per mandare i coscritti in guerra non serve necessariamente la leva ma servono invece due cose ben precise: la mobilitazione generale a seguito di una dichiarazione di guerra ufficiale o la mobilitazione generale a seguito di una invasione subita. Per fare la guerra (senza dichiarazione ufficiale) ossia per portare la guerra oltre i propri confini, invadere ed occupare territori di Paesi terzi servono invece, udite udite, i volontari. Perché? 

Perché per qualsiasi governo la gestione politica dei morti volontari risulta molto più semplice dei morti coscritti: era il loro mestiere. E in più i volontari molto difficilmente disertano…

La guerra è diventata un’opzione agile e molto utilizzata in politica estera proprio grazie al volontariato professionale. Molti ancora oggi credono che la sospensione della leva sia stata una vittoria dei movimenti pacifisti e non violenti ma è piuttosto evidente che si tratta di un abbaglio se non dell’esatto contrario. Primo perché l’esercito non venne abolito ma ne venne semplicemente trasformato l’assetto da difensivo ad offensivo, secondo perché ciò che venne di fatto abolito, ossia cancellato, fu proprio il diritto all’obiezione di coscienza, quello sì una conquista di civiltà. Il riconoscimento di questo diritto e la parificazione del servizio civile a quello militare fu definitivamente spazzato via in favore del mestiere delle armi e della ricattabilità sociale della truppa volontaria.

Il nuovo modello di difesa basato sul volontariato professionale è stato introdotto a seguito di una precisa richiesta degli Stati Uniti rivolta ai propri partner al summit Nato di Roma del 1991. Dopo il crollo sovietico e dopo la prima guerra del Golfo venne imposto un cambio repentino e radicale di dottrina per le forze armate europee: non più fanteria d’arresto per resistere ad una fantomatica invasione sovietica ma corpo di spedizione con una truppa professionalizzata (con una ferma di almeno 4 anni) in grado di integrarsi negli standard tecnici ed organizzativi anglo-statunitensi di proiezione di forza. Non è questa una congettura di chi scrive o “un gomblotto che non ce lo dicono” ma è invece indicato in modo chiaro negli stessi Libri Bianchi della Difesa che hanno accompagnato tutto il processo. Questo modello di militarizzazione, funzionale alla belligeranza atlantica, ha fatto contemporaneamente regredire la democrazia costituzionale trasformando la truppa in un corpo sociale separato a disposizione del governo di turno.

Ed ecco la vera notizia: da oltre un trentennio i governi (centrodestra e centrosinistra) di quasi tutti i Paesi europei hanno fatto la guerra e sostenuto invasioni senza dichiararle ufficialmente come tali e persino contro direttive ONU. Lo hanno fatto utilizzando non eserciti di leva bensì eserciti di volontari. 

Nessun governo avrebbe potuto spedire in Iraq o Afghanistan un coscritto, contro la sua volontà, senza adeguato addestramento ma soprattutto senza dichiarare ufficialmente guerra a quei Paesi.

In questo lungo arco temporale non abbiamo difeso il Paese da invasioni ed aggressioni ma abbiamo demolito il così detto diritto internazionale, destabilizzato e gettato nel caos intere regioni e provocato milioni di morti grazie ad un mix letale fatto di bombardamenti, scontri a fuoco e sanzioni.

Inoltre, incredibile ma vero, siamo riusciti con ciò ad affossare anche gli stessi interessi nazionali classicamente intesi che avrebbero al contrario richiesto distensione, stabilità, pace e cooperazione.

La saldatura sempre più stretta tra ministero della Difesa, ministero degli Esteri e ministero dello Sviluppo Economico con l’industria bellica nazionale ha accompagnato la belligeranza permanente trasformando i governi in piazzisti d’armi e le missioni militari in vetrine e banchi di prova per i “prodotti” nazionali. Questo è oggi il nodo centrale che bisognerebbe aggredire: possono essere le esigenze commerciali dell’industria bellica a determinare politica estera, industriale e di difesa di un Paese?

Se oggi si torna a parlare di leva (volontaria) e guerra alla Russia lo si fa per giustificare la corsa agli armamenti e al tempo stesso rilanciare in maniera più estesa l’opzione del reclutamento volontario perché tutti gli eserciti soffrono una crisi di vocazione che i governi vogliono e devono colmare per mantenere e rilanciare la belligeranza. Oggi come ieri nessun governo europeo si assumerà la responsabilità di obbligare giovani e meno giovani ad andare in guerra senza dichiararla. Ma la guerra si farà comunque, se non la fermeremo noi, perché lo straripante riarmo in corso indica una chiara necessità “di mercato”.

Dove? Il confronto diretto con Russia e Cina è davvero improbabile perché una guerra contro questi due Paesi ci condurrebbe diritti verso un suicidio termonucleare assicurato.

Se prendiamo per buone le indicazioni contenute nei documenti ufficiali di riferimento come la Bussola Strategica europea, i teatri operativi che hanno in mente i nostri grotteschi governanti potrebbero trovarsi in Africa e in Asia dove Russia e Cina sono diventati partner produttivi, finanziari e militari di molti Paesi mentre l’America Latina sembra essere tornata, almeno nelle intenzioni, il giardino di casa degli Stati uniti…

Fermare il folle riarmo nazionale ed europeo e mollare la Nato è l’unica strada su cui ci si dovrebbe concentrare per scongiurare le guerre a venire e per rilanciare politiche di distensione internazionale, cooperazione e giustizia sociale. Concentriamoci su questo e sul disarmo nucleare perché la leva, come ha chiarito lo stesso ministro della Difesa Crosetto “…non la vuole nessuno…”. Per i governanti “volenterosi” è molto più conveniente mandarci a morire da volontari.