L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) nel Ministero del lavoro dopo la legge di bilancio?

Monica Coin – FP CGIL Ispettorato Nazionale del Lavoro

Questa notizia è stata data alle organizzazioni sindacali durante la giornata di mobilitazione che si è tenuta in tutta Italia negli uffici dell’ INL, il 25 novembre, da una dichiarazione del capo di gabinetto Mauro Nori nella breve interlocuzione con le OSS mobilitate.
I lavoratori dell’INL, funzionari ispettivi e personale amministrativo dell’ente, dopo una partecipatissima assemblea hanno deciso di scendere in piazza in questa giornata con CGIL, UIL e USB per denunciare le strutturali carenze dell’ente deputato ai controlli sulla legalità del lavoro in Italia. Carenze di organico che non consentono una adeguata presenza sul territorio dei funzionari di vigilanza, soprattutto al Centro/Nord (numeri imbarazzanti in ogni provincia, solo a titolo esemplificativo 17 ispettori per tutta la provincia di Venezia) le stesse carenze riguardano gli assistenti amministrativi che svolgono funzioni importanti anche in tema di tutela delle lavoratrici madri, conciliazioni monocratiche servizi all’utenza ma anche gli stessi servizi di segreteria al processo legale e alla stessa vigilanza, insomma per il funzionamento di uffici che sono sull’orlo del collasso.
Tale carenza di organico si traduce anche in pesanti carichi di lavoro per tutti i dipendenti INL che, a fronte di carichi di responsabilità, procedure sempre nuove, scarsa e inefficiente dotazione strumentale e informatica, vengono remunerati con un riconoscimento economico non corrispondente, indennità largamente penalizzate rispetto alle funzioni svolte presso gli enti “cugini” che svolgono attività di vigilanza sul lavoro come INPS e INAIL.
Insomma una scarsa attrattività di questo ente sempre penalizzato, che ha reso un fallimento l’indizione dei precedenti concorsi che hanno visto metà dei posti messi a bando e rinunce di incarico verso altre amministrazioni dei vincitori di concorso.
Risulta quindi ridicolo il proclama della Ministra Calderone di far fronte ai problemi dell’ente con un bando per l’assunzione di 300 nuovi ispettori, numero già insufficiente per far fronte ai turn over di coloro che escono per pensionamento, sicuramente poi non coperto come il precedente concorso per la scarsa attrattività dell’ente.
I lavoratori hanno manifestato per chiedere che l’INL sia finalmente messo nelle condizioni di svolgere appieno il proprio ruolo di tutela della legalità del mercato del lavoro.
L’attività dell’Ispettorato dovrebbe puntare a una moderna tutela del lavoro, capace di affrontare le rapide evoluzioni del mercato. Ciò significa dotarsi di risorse e professionalità che vadano oltre la mera dimensione ispettiva e sanzionatoria. Grazie agli accertamenti e ai servizi svolti presso ogni sede, è possibile raccogliere e analizzare dati fondamentali per lo sviluppo del mercato del lavoro italiano. In questo modo, l’attività di vigilanza potrebbe orientare anche le linee politiche sul tema.
INL nasce nel gennaio 2017: il piano originario prevedeva la creazione di un ente unico che unificasse progressivamente tutto il personale ispettivo, allora frammentato in più enti, ma a costo zero, senza nuovi oneri per la finanza pubblica.
Fino ad allora, lo stesso rapporto di lavoro poteva essere oggetto di controlli e “controllori” distinti, a seconda dell’aspetto esaminato: contrattuale, contributivo, assicurativo, sicurezza sul lavoro; ogni profilo era affidato a enti diversi, con procedure, direttive e banche dati separate e non comunicanti.
Questa frammentazione genera una dispersione di energie e risorse per tutto il sistema, compresa la Giustizia: i verbali dei vari enti generavano cause in anni diversi, senza un allineamento procedurale, con effetti di evidente ingiustizia temporale per i diritti dei lavoratori e oneri giudiziari gravosi anche per le imprese.
A ciò si aggiunge una criticità già allora chiara agli addetti ai lavori: la forte connessione tra irregolarità lavorativa e infortuni. Si comprendeva quanto fosse decisiva una vigilanza integrata, capace di coniugare il controllo “ordinario” (contrattuale, contributivo, assicurativo) e quello “tecnico” (sicurezza).
L’INL nasceva come Agenzia autonoma, con l’obiettivo iniziale di una progressiva unificazione del personale ispettivo proveniente da Ministero del Lavoro, INPS e INAIL.
Ma proprio qui si collocano i problemi originari: il decreto istitutivo (D.lgs. 149/2015) prevedeva una creazione dell’Agenzia “a costo zero”, cioè senza investimenti aggiuntivi rispetto al passato sistema frammentato; un paradosso logico e politico, denunciato da subito dai sindacati dell’INL.
Una prima conseguenza di questa scelta fu l’applicazione al personale INL del CCNL dei Ministeri, e non di quello degli Enti pubblici economici: scelta che generò una frattura con il personale ispettivo INPS e INAIL; al di là del fattore retributivo, il CCNL Funzioni Centrali appariva evidentemente non adatto alla specificità delle professionalità di una Agenzia, che avrebbe dovuto essere cabina di regia dei controlli sul lavoro.
La soluzione, ancora una volta orientata al minor costo per lo Stato, prevedeva il blocco delle assunzioni ispettive presso INPS e INAIL e la contestuale assunzione presso INL di funzionari di vigilanza contributivi e assicurativi, ma sempre con CCNL “ministeriale”.
In questo quadro complesso, il personale INL si è mobilitato, sindacalmente, più volte fin dal 2017, arrivando a tre scioperi molto partecipati tra il 2022 e il 2023.
La richiesta è sempre stata la stessa: costruire davvero un’Agenzia Unica, dotata di autonomia finanziaria e del CCNL adeguato, banche dati e sistemi predittivi informatici, per essere in grado davvero di tutelare lavoratori e lavoratrici italiane.
Nonostante la perdurante assenza di risorse e le difficoltà di integrazione delle banche dati, il personale INL ha garantito risultati importanti, anche dal punto di vista della vigilanza contributiva.
Basti confrontare l’anno 2016 (pre-INL) con recuperi contributivi per Euro 918.033.211, con l’anno 2024 con recuperi Euro per 1.121.127.379 euro (fonti : Relazione della Corte dei Conti 2016-INPS e al Rapporto Annuale INL 2024).
Segno che, pur in condizioni difficili, l’Agenzia ha migliorato la vigilanza e la tutela del lavoro.
Nel 2021, con l’attribuzione all’INL delle competenze in materia di sicurezza, il progetto dell’Agenzia Unica sembrava trovare ulteriore rafforzamento, ma poi le nuove competenze non sono state valorizzate e integrate con un sistema di vigilanza ordinaria sulla legalità del rapporto di lavoro.
Negli anni i sindacati si sono mobilitati più volte, anche con scioperi molto partecipati, e lo faranno nuovamente, per chiedere la creazione di un’agenzia unica con risorse stabili e autonomia di spesa.
Il governo attuale non ha mostrato particolare attenzione positiva verso l’Ispettorato.
Nel 2023 circolò una bozza di soppressione dell’INL, poi smentita dalla Ministra Calderone come “notizia giornalistica”; intanto, venivano introdotte norme che
aggravavano le procedure ispettive (come la c.d. diffida amministrativa), protocolli come quello con i Consulenti del Lavoro tramite ASSECO che offuscavano ulteriormente il confine tra controllori e controllati.
Il colpo decisivo arriva con il D.L. 19/2024, che riapre le assunzioni ispettive per INPS e INAIL, segnando il ritorno al passato con la frammentazione degli organi di vigilanza.
Presentata dal Governo come una modifica normativa contro le morti sul lavoro, in realtà segna un ritorno al passato ed alla frammentazione degli organi di vigilanza, che non ha assolutamente nulla a che vedere con la sicurezza sul lavoro, che resta competenza di INL e ASL.
Allora, qual è il reale obiettivo di questo rientro al Ministero? Provare ad ottenere dal MEF una parte consistente dell’avanzo di bilancio dell’Agenzia seguendo una logica di conservazione dello stato attuale o si intendono invece potenziare davvero, e non a “costo zero”, tutte le attività e le funzioni dell’INL?
Quali misure si intendono adottare, affinché le funzioni di vigilanza e di garanzia dei servizi ai cittadini siano rese da un personale sempre più svilito e mortificato? Abbiamo chiesto quale concreto miglioramento delle condizioni per i lavoratori possa determinarsi, non abbiamo avuto alcun riscontro se non un generico rinvio al prossimo confronto da tenersi nel mese di gennaio.
Il lavoro ispettivo comporta pericoli per le persone, le famiglie e i beni, poiché ci si muove spesso con auto personali. A Potenza, ad esempio, le auto di colleghe e colleghi parcheggiate davanti all’Ispettorato sono state vandalizzate, e non mancano episodi di aggressioni fisiche durante gli accessi ispettivi.
Le assicurazioni esistenti non coprono tutti i rischi. Senza investimenti adeguati e senza un giusto riconoscimento professionale, economico e politico, la vita dell’Ispettorato nazionale del lavoro è messa a dura prova.
Il lavoro degli ispettori si muove nelle pieghe di norme sempre mobili per contrastare lo sfruttamento. Una delle piaghe più urgenti nel nostro paese è quella del caporalato.
La Cgil ad esempio ha chiesto al governo e al Parlamento di stralciare dalla proposta di legge sulle Pmi la norma che introdurrebbe uno “scudo” per i committenti della moda in caso di omessa vigilanza su appalti e forniture.
Ha inoltre sollecitato il Ministro del Lavoro a convocare, insieme al Ministero del Made in Italy, un tavolo specifico per contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento nelle filiere della moda.
Sarebbero necessarie misure unitarie per prevenire sfruttamento, lavoro nero e finte cooperative nel settore tessile e della moda, promuovendo una crescita sostenibile e di qualità. L’obiettivo è tutelare non solo i prodotti, ma soprattutto il lavoro che vi è dietro, contrastando concorrenza sleale e illegalità.
Su questo tipo di accertamenti bisogna lavorare sereni. L’istruttoria delle pratiche è più complessa e richiede tempo, ma i funzionari di vigilanza devono passare le strettoie numeriche delle valutazioni annuali. Insomma pratiche come bulloni, il che favorisce l’ispezione lampo votata solo alla verifica del nero solitamente nelle piccole e piccolissime imprese, facendo tralasciare fenomeni più complessi relativi ad aziende di grandi dimensioni.
Per tutti questi motivi, in occasione della conversione in legge del Decreto-Legge 159/2025 (cd. Decreto “sicurezza sul lavoro”) abbiamo presentato diverse proposte emendative alle forze politiche.
In particolare, per quanto riguarda l’INL, abbiamo proposto un incremento di trenta milioni euro annui del Fondo Risorse Decentrate dell’Ente – utilizzando il bilancio dell’INL – così da poter creare un sistema indennitario. In questo modo, la contrattazione integrativa di Ente potrà finalmente avere risorse fisse per istituire anzitutto l’indennità di funzione per il personale ispettivo (in ragione delle responsabilità che ad esso sono normativamente assegnate, dai compiti di polizia giudiziaria al potere di sospendere le attività imprenditoriali, ad esempio), ma anche verificare se vi siano spazi per ulteriori indennità, per altre figure professionali che pure si assumono responsabilità. Si dovrebbe creare, quindi, un sistema indennitario che vada a compensare chi svolge certi compiti istituzionali.
Abbiamo poi chiesto il reinserimento di una norma che preveda misure di benessere organizzativo in favore dei dipendenti dell’INL e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’obiettivo di ridurre l’elevato numero di rinunce alla presa di servizio e di dimissioni e di riallineare questi due enti a quanto accade nel resto del comparto.
Altra proposta, infine, riguarda l’obbligo di inserire le risultanze della vigilanza sugli appalti e subappalti, svolte dagli organi di controllo pubblici, all’interno del Portale Nazionale del Sommerso. Non è possibile, infatti, che un tema così rilevante come quello della esternalizzazione e del suo abuso non sia oggetto di condivisione tra Enti della Pubblica Amministrazione. Piuttosto che creare l’ennesima banca dati non condivisa, abbiamo ritenuto più utile immaginare di implementare quella già esistente.
Si tratta di concrete proposte emendative che potranno essere oggetto di discussione parlamentare e anche di approvazione, se ci sarà una seria volontà politica – diffusa e perfino condivisa – di valorizzare il personale dell’INL e considerare le illegalità sul lavoro come un fenomeno da combattere, senza distinzioni di sorta.
Il prossimo 2 dicembre ci sarà un’assemblea nazionale dei dipendenti per discutere del futuro dell’agenzia. Quello stesso giorno andrà in onda su Rai 1 “L’altro ispettore”, la prima serie tv dedicata alla figura dell’ispettore del lavoro. Per evitare che la retorica lasci il passo ad una realtà “sommersa” come quella del lavoro e dello sfruttamento, vogliamo dire la NOSTRA VERITA’.
I Costituenti ritennero di porre il lavoro all’Articolo 1, per sottolinearne il valore fondativo della nuova forma di stato e di governo.
Oggi è lecito chiedersi se la soppressione dell’INL sia davvero un’ipotesi superata o se si stia procedendo silenziosamente a svuotare l’Agenzia dall’interno, smontandone il progetto originario pezzo dopo pezzo, rendendola, successivamente, subalterna all’indirizzo politico di governo.
Indebolire l’organo che avrebbe dovuto arrivare a garantire l’intera tutela del lavoro non è una mera questione tecnica: è una ferita democratica, che rinforza un sistema, purtroppo, endemico di lavoro sommerso e la strage quotidiana delle morti sul lavoro