In ricordo di Patrizia Arnaboldi, Camera del Lavoro di Milano 2 ottobre.
Ringrazio l’Associazione Costituzione Beni Comuni e Rifondazione Comunista, il mio Partito e il Partito cui era iscritta Patrizia Arnaboldi, che ha organizzato questo evento per ricordare Emilio Molinari, Rina Barbieri, Patrizia Arnaboldi, che ci hanno lasciato da pochissimi mesi, a pochi giorni di distanza. Tre protagonisti di una stagione politica, che ci accomuna tutti e tutte, o perché ne siamo stati parte attiva e costituente, o perché da quella stagione è nato e cresciuto il nostro impegno politico e sociale. Un uomo e due donne che, nella a Milano della fine degli anni 60‘, hanno intrecciato nel loro agire politico lotte studentesche, operaie e nuovo femminismo e sono stati dirigenti riconosciuti e amati di rilevanza nazionale di un grande movimento popolare e di classe, che ha cambiato il volto dell’Italia e che si proponeva una trasformazione ancora più profonda e radicale. Una stagione che, da anni, viene falsamente raccontata come quella degli anni di piombo e degli opposti estremismi e che oggi si cerca di spazzare via dalla storia materialmente cancellando tutte le conquiste sociali e politiche cui aveva portato.
Qui voglio parlare però solo di Patrizia Arnaboldi, perché solo di lei, conosco bene il percorso politico e vorrei rappresentare la memoria limpida della sua storia, del suo valore e sottolinearlo in questo spazio pubblico fraterno. Lo farò con parole semplici tenendo idealmente strette per mano le compagne e i compagni che hanno fatto politica con lei negli ultimi 25 anni nel Circolo nella Federazione di Milano, nei Comitati territoriali, nel Forum delle donne
Ci siamo trovate per la prima volta in treno per andare a Ferrara per la campagna sul Referendum sull’aborto nel 1978. Io del Movimento Lavoratori del Socialismo e lei del PDUP, e da allora non ci siamo più perse di vista. Patrizia era già allora una dirigente politica. Era donna di partito, ma conosceva le dinamiche dei movimenti, perché nasceva da questa esperienza di politicizzazione dal basso e soprattutto era convinta della loro centralità, della loro autonomia da rispettare e della necessità di concorrere sempre al loro sviluppo, perché diventassero movimenti popolari, di massa e durevoli nel tempo. Perché solo quando i movimenti sono in piedi e forti si può sperare di vincere i potenti. Era capace per questo di farsi ascoltare e accogliere dovunque, qualsiasi cosa i movimenti pensassero collettivamente dei partiti in generale e del Partito a cui apparteneva Patrizia. Si faceva apprezzare, e profondeva il suo impegno politico con la stessa generosità e profondità nelle aule della camera, nella segreteria di un partito, nel Comitato Baiamonti per il bene comune, nel Forum delle donne. Disponibile, capace, aperta e solidale. Il terreno su cui più si è spesa anche emotivamente e nella riflessione segnata dalla conoscenza del marxismo e dalla frequentazione delle lezioni di Dal Pra è stato il femminismo. Patrizia si è via via assunto il compito di intrecciare la scelta comunista con il femminismo, come nuovo paradigma della libertà, della economia, dello stato. dei rapporti internazionali e del rapporto dell’uomo con la natura, senza il quale ogni rivoluzione, ogni movimento, ogni progetto politico diventa inefficace e la guerra irrompe nuovamente nella storia
Patrizia ha così intrapreso un percorso aspro e difficile e ancora aperto e incompiuto e ce lo affida. Pochi e poche sanno oggi che nella sua stagione parlamentare, come deputata di DP, Patrizia si è distinta per la profondità e la irritualità dei temi che ha affrontato nel dibattito in aula e nella Commissione Cultura e istruzione, che si riflettono soprattutto nei 6 progetti di legge di iniziativa parlamentare di cui era prima firmataria. Ne cito due importantissimi e ancora attuali, una legge quadro per l’attuazione per il diritto allo studio e il sapere, che avrebbe garantito alla scuola della Repubblica, se approvato, completa laicità, gratuità fino alle aule universitarie e centralità del sapere critico e scientifico, fine della selezione di classe e della impronta educativa autoritaria e soprattutto una proposta di legge di miglioramento della legge Merlin, di abolizione della regolamentazione della prostituzione, scritta in rapporto stretto con il Comitato delle Prostitute di Udine. Proposte come quest’ultima scompigliavano nel contenuto e nel metodo di costruzione del testo, il dibattito non solo in parlamento. Sovvertivano l’ordine patriarcale del discorso e sottoponevano a critica i rapporti di genere, nella sessualità, in famiglia, nelle chiese, nelle associazioni, nei partiti, e sollecitava un nuovo rispetto dei corpi, nella loro materialità, nei loro desideri, riconoscevano il nesso profondo fra corpo e mente. Di questo scompiglio sovvertitore si è fatta portatrice Patrizia lavorando nel Forum delle donne di Rifondazione e nei luoghi misti fuori e dentro il Partito. Con determinazione e forza, privilegiava il metodo del lavoro collettivo e. ironizzava insofferente sulla figura dei laeder e dei capi politici accentratori dal piglio populista. Aveva intuito addirittura la possibilità di una donna di destra al comando, ben prima della Meloni sentendo un comizio di Marie Le Pen, come sbocco delle politiche neoliberiste delle èlites europee di centro destra e di centro sinistra non significativamente differenti per quel che riguarda lavoro e stato sociale.
Non era una compagna facile, tagliente e intransigente nello scontro politico, umana e tenera nei rapporti personali, avversaria di tutte le pratiche politiciste e di una idea dell’unità che, azzerando le differenze e il loro originarsi nei bisogni sociali, allontana la politica dal conflitto e dal riconoscimento popolare e di classe. Ha difeso e praticato il diritto di autodeterminarsi, di prendere in mano la propria vita e ha lottato perché tutti lo potessero fare, le persone singole e i popoli. Per questo sarebbe stata in questi giorni con noi nell’equipaggio a terra della Flotilla, per la fine del genocidio a Gaza e per fermare il governo criminale di Israele, denunciare i suoi sostenitori e i suoi complici Ci avrebbe gentilmente ripreso sul titolo timido di questo nostro incontro, “volevamo un mondo migliore “, perché lei voleva ribaltarlo dalle radici e pensava si potesse ancora ancora farlo. Vola alto Patrizia, cercheremo di farcela a seguirti