Dal “Saggio sui motivi della tragedia dei morti sul lavoro ed il cosa fare”

In Italia (dati INAIL per i primi 8 mesi dell’anno 2025, da gennaio ad  agosto, dove la maggioranza delle aziende sono chiuse per ferie) le morti sul lavoro sono state 681, cioè. 2,84 morti al giorno, mentre gli infortuni sul lavoro sono stati 384.007. Ma l’Inail non conteggia i lavoratori agricoli (91 nei primi 8 mesi) quelli in nero, i finti autonomi a partita iva, che complessivamente raggiungano circa 900 morti l’anno che fanno 3,75 morti sul lavoro ogni giorno, se poi consideriamo i morti anche in itinere, la cifra arriva a 1.200 morti, circa 150 morti al mese.

COSA FA IL GOVERNO?

Queste le misure adottate in tre anni di governo Meloni:

  • il governo Meloni nel 2024 ha assunto 1.600 Ispettori del Lavoro. Oggi in Italia ci sono 4.585 Ispettori, così suddivisi: 3.160 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, 182 dell’INAIL, 761 dell’INPS, 482 dell’Arma dei Carabinieri. Le aziende sono 5,1 milioni. Ogni Ispettore del lavoro dei 4.585 Ispettori sopra menzionati controlla 35 aziende ogni anno, mentre per coprire tutti i 5,1 milioni di aziende, ne dovrebbe controllare non 35 ma ben 1.112. Questo significa che una azienda viene controllata una volta solo nell’arco di 32 anni. Le 1.600 assunzioni non risolvono il problema dei controlli necessari per ridurre gli infortuni ed i morti sul lavoro. E’ comunque del tutto sbagliato delegare la questione della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro ai soli controlli ispettivi.
  • Il governo delle destre ha istituito la patente a punti per le imprese che operano nei cantieri edili. Si tratta di un sistema che assegna un punteggio se l’azienda rispetta le norme per la sicurezza, con dei crediti che possono essere aumentati o decurtati a chi non rispetta le norme previste dalla legge “Testo Unico sulla Scurezza” e le norme assicurative previste dall’Inps. Il provvedimento è del tutto aleatorio, visto che un’azienda anche se solo nel settore edilizio, rischia di essere   controllata solo una volta nell’arco di 12 anni.
  • Infine in merito alla formazione ed informazione, il Governo ha dichiarato che prossimamente discuterà nel Consiglio dei Ministri la possibilità di fare informazione ai ragazzi delle scuole, mentre (sic) continua ad esistere una normativa di legge che obbliga gli studenti alla “scuola lavoro” con ben 14 casi di ragazzi studenti morti nelle aziende dove lavoravano gratuitamente.

Quindi i provvedimenti del Governo non servono a niente e sono solo “aria Fritta”, invece si dovrebbero prendere i seguenti provvedimenti, che tra l’altro, sarebbero a costo zero:

  • la maggioranza dei lavoratori morti erano dipendenti di aziende in appalto, subappalto, partite iva e precari si potrebbero abolire o ridurre le casistiche di assunzioni previste dalla legge n. 30 fatta nel 2003 (governo Berlusconi con il ministro del lavoro Maroni), che prevede ben 45 forme di lavoro precario, frantumato, flessibile
  • abrogare il Jobs Act , che con dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (Renzi 2015), permette al padrone di dire “lavora come ti comando anche senza dispositivi di sicurezza oppure ti licenzio”;
  • introdurre nel Testo Unico sulla Sicurezza il reato di omicidio sul lavoro. Invece molti articoli sono stati depenalizzati a partire dall’ultimo governo di Berlusconi e le aziende non in regola se la cavano con una multa.
  • abrogare la Salvini che prevede gli appalti a cascata con sub appalti al a massimo ribasso riducendo i costi della prevenzione e sicurezza sul lavoro;
  • abolire o rivedere la legge “Bossi/Fini” che considera clandestini e senza diritti chi cerca lavoro ma non proviene da Paesi in guerra. In teoria sono espulsi ma di fatto restano in Italia, lavorano a nero senza nessun diritto a rischio maggiore di incidenti sul lavoro che in gran parte non vengono mai denunciati.

COSA FANNO LE IMPRESE?

 Negli ultimi 30 anni, abbiamo assistito alla più radicale trasformazione del mondo di produzione che il capitalismo abbia mai subito nel corso della sua storia. E’ cambiata la tecnologia, con l’avvento delle reti dei computer che hanno rivoluzionato i contenuti del lavoro sempre più immateriali e terziarizzati, con una organizzazione distribuita in modo sempre più orizzontale e capace di penetrare in ogni poro della vita sociale. In questo contesto di cambiamenti organizzativi, la scienza ci dice che ci sono accorgimenti tecnici con i quali è possibile abolire ogni forma di incidente sul lavoro, persino quelli che un addetto alla catena di montaggio od ad altri lavoratori dovessero provocare con dolo (cosa mai avvenuta). Naturalmente si tratta solo di effettuare gli investimenti necessari.  

Quello che non è minimamente cambiato rispetto al passato, è la ricerca continua del risparmio su tutti i costi, al fine di fare più profitti, da parte della maggioranza delle aziende. I datori di lavoro   con una logica profondamente cieca e   cercano di risparmiare sul costo del lavoro compreso i costi per la prevenzione e sicurezza, mentre per essere più competitive le aziende dovrebbero fare l’esatto contrario ed investire in prevenzione e sicurezza ed investire nell’innovazione di processo e di prodotto. Sono una minoranza le fabbriche dove si fa prevenzione adeguata, mentre vi sono anche molte aziende che non solo non fanno investimenti necessari, ma per aumentare i ritmi di lavoro, la produzione ed i profitti, tolgono anche le sicurezze esistenti… Come dimenticare il caso di Luana d’Orazio stritolata risucchiata dall’orditoio dove lavorava perché la titolare di un’azienda di Prato dove lavorava, per mandare la macchina più veloce e produrre di più, aveva tolto i dispositivi di sicurezza?  L’organizzazione del lavoro odierna ricerca il l maggiore profitto attraverso l’incremento dei carichi e dei ritmi di lavoro riducendo il personale all’osso; l’incremento del lavoro straordinario che a causa dei bassi salari i lavoratori sono obbligati a fare produce una mancanza di formazione, informazione ed addestramento adeguato; una mano d’opera sempre più precaria e non preparata professionalmente. Quindi i datori di lavoro dovrebbero fare il proprio mestiere di fare impresa, che è quello di rischiare i propri capitali investendo nell’innovazione di processo e prodotto, nella prevenzione e sicurezza sugli impianti, nel non cercare il massimo sfruttamento della manodopera, e non spostare i propri capitali verso la speculazione finanziaria come invece stanno facendo. 

COSA DEVE FARE IL SINDACATO? 

Anche il sindacato che deve cambiare la propria strategia di intervento nei luoghi di lavoro:”gli incidenti sul lavoro” non sono causati dal destino cinico e baro, è necessaria una forte ripresa della contrattazione e della lotta di classe nelle fabbriche per modificare tutta l’organizzazione del lavoro, e far fare alle aziende, gli investimenti alla “fonte” su impianti ed ambiente, o gli “omicidi bianchi” sono destinati ad aumentare.

La legge 626 del 1994, recepita e riformata con il Testo Unico sulla Sicurezza n. 81 del 2008, pur essendo una buona legge, a 30 anni di distanza, ha una grave lacuna che impedisce una vera contrattazione sulle cause degli incidenti sul lavoro e quindi va modificata nel suo impianto centrale. Va cambiato l’articolo n. 35 del Testo Unico sulla Sicurezza, riguardante la disciplina in merito alla riunione periodica sul documento riguardante la valutazione dei rischi che è obbligatorio. La valutazione dei rischi viene fatta su un documento predisposto dall’azienda, in una riunione svolta tra il datore di lavoro, il medico competente, il servizio di prevenzione e protezione dell’azienda (RSPP), il Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza (RLS). Durante la riunione che viene svolta almeno una volta l’anno, si analizza il documento sui rischi esistenti, l’andamento degli infortuni e malattie professionali, gli interventi di prevenzione svolti o programmati, la formazione fatta o da fare, ed eventualmente se i soggetti interessati valutano inadeguato ciò che è stato fatto in azienda, possono essere intraprese azioni ulteriori al fine del miglioramento della sicurezza

Nella riunione sopra menzionata ci sono tre soggetti di parte datoriale e uno in rappresentanza dei lavoratori, di fatto ingabbiato dalla logica datoriale e in genere la conclusione è  che “tutto va bene”, Il rappresentante dei lavoratori  viene  convinto che è stato fatto tutto il possibile e anche se esprime una sua contrarietà , è molto debole perché in precedenza non c’è stato alcun coinvolgimento dei lavoratori, né ha mandato a contrattare, ma può solo riferire successivamente alla RSU ed all’assemblea dei lavoratori

Il sindacato a partire dalla CGIL deve cambiare la sua strategia:

  • chieda una modifica dell’art. 35 inserendo l’obbligo dell’indagine tecnica e medica da svolgere, solo dopo l’individuazione dei rischi esistenti con i “gruppi omogenei” dei lavoratori e prima del confronto annuale sulla valutazione dei rischi.  
  • Ricostruisca il protagonismo dei lavoratori nelle aziende, a partire dalla individuazione dei rischi esistenti nei luoghi di lavoro senza aspettare le riunioni periodiche per farceli elencare dal datore di lavoro, RSPP, Medico Competente in sicurezza, che sono di parte.
  • valorizzi la soggettività di chi lavora attraverso i “gruppi omogenei”, in apposite assemblee di lavoratori, con le RLS, le RSU, i tecnici delle ASL preposti a fare le indagini sui rischi esistenti, il medico competente. È nell’assemblea   che, anche tramite appositi questionari è possibile individuare i rischi esistenti sugli impianti, polveri, rumore, microclima ecc, ma anche quelli causati dai carichi e ritmi di lavoro, dallo stress, dalla monotonia, dai turni di lavoro, dagli orari gravosi, dagli organici insufficienti, ecc… ecc… E’ insieme a tutti i lavoratori, che una volta individuati i rischi esistenti sull’organizzazione complessiva del lavoro, viene dato mandato ai tecnici di fare l’indagine sui rischi esistenti in ogni reparto, ed al medico competente di effettuare visite mirate in relazione dei rischi esistenti.
  • Solo dopo questo processo dal basso la RLS ma anche la RSU, i lavoratori  e tutto il sindacato di categoria,  è in grado di aprire un confronto vertenziale con la Direzione per abolire i rischi individuati  non solo quelli sulla sicurezza degli  impianti, microclima, fattori nocivi, ma anche quelli che riguardano tutta l’organizzazione del lavoro : quantità e qualità degli  organici in ogni reparto , prodotti lavorati,  orari necessari, carichi di lavoro, turni di lavoro,  qualità della formazione informazione addestramento, per poter stabilire come e per cosa si lavora.
  • ricreare un nuovo protagonismo dei lavoratori, recuperare una nuova cultura di rifiuto di ogni lavoro a rischio, acquisire   un reale potere di contrattazione, che va perseguito  e sostenuto dalle azioni di lotta necessarie,  su tutta l’organizzazione del lavoro,  compreso gli orari e gli organici necessari , andando a stabilire gli investimenti da fare alla fonte,  come si lavora, con quanti organici  si lavora, per cosa si lavora, quali investimenti l’azienda deve fare destinati  alla  prevenzione dai rischi esistenti. Tutto con il sostegno di tecnici e medici esperti.

Umberto Franchi è ex Responsabile della FIOM e CGIL Toscana della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.