“Da giorni – ha dichiarato Aberto Deambrogio, segretario regionale PRC-SE per il Piemonte e la VdA – si susseguono le dichiarazioni delle organizzazioni agricole in vista di una manifestazione che si terrà a Bruxelles il prossimo 18 dicembre per contestare i tagli di bilancio europeo per gli anni dal 2028 al 2034”
“I cambiamenti in vista sarebbero molti, compresa la costruzione di un fondo unico che riguarderebbe non solo l’agricoltura, ma anche, ad esempio, l’energia e persino la difesa. In termini di risorse ci sarebbe una assegnazione di circa 300 miliardi di euro, il 15% dell’intero bilancio, segnando il punto minimo delle assegnazioni della Politica Agricola Comune (PAC), che un tempo assorbiva la quasi totalità del bilancio. Le proteste, quindi hanno un loro fondamento”.
“Sarebbe fondamentale, però, cogliere il nesso tra questi tagli e l’ormai ossessivamente sbandierata politica di riarmo europea: costruiamo il nemico, nuove armi per combatterlo anche se non c’è, o facciamo politiche agricole degne di questo nome? In sede nazionale, a partire dal Ministro meloniano competente Lollobrigida, e in sede regionale con l’assessore Bongioanni, nessuno smentisce la smania riarmista con la sua fame di soldi. Pure la più grande organizzazione di rappresentanza agricola a livello nazionale non ha nulla da dire su queste ultime faccende. Quel che emerge, insomma, è una grande e positiva convergenza su quel che le forze di governo fanno, senza vedere che questo ha una ricaduta deleteria sulle attività di settore. Occorre dire che pure dall’opposizione, a partire dal PD, la determinazione al riarmo è costante e desolante a un tempo”.
“Di fronte a questo scenario, che è di declino complessivo, non si può però fare un discorso solo generale. Permane, pesantissimo, il problema dell’iniqua suddivisione delle risorse, con l’abbandono delle aree marginali (quelle per cui si pensa a una morte definitiva certificata da parte del Governo), collinari e di montagna; quelle più deboli idrogeologicamente, quelle sui giornali ogni volta che piove un po’ di più. Se guardiamo al Piemonte, ricordiamo a Bongioanni, così legittimamente preoccupato per la decurtazione ai fondi di settore, che anche la gestione locale è importante e può arrecare danni seri. In questo senso le decisioni sue e della sua Giunta di stabilire oltre al limite di superficie (1 ettaro), anche quello del minimo di contributo (1500 euro) per l’adesione alle misure agroambientali, ha sostanzialmente escluso dai benefici tutte le aziende viticole e frutticole con una superficie inferiore ai 5 ettari e, nel settore cerealicolo/foraggero anche quelle oltre i 10 ettari. Se si volevano costruire misure per mettere in difficoltà l’attività agricola si è riusciti perfettamente nell’intento”.
“Come Rifondazione – ha concluso Deambrogio – sosterremo le rivendicazioni degli agricoltori affinché la politica, e in particolare la compagine di governo, mostri la dovuta attenzione al settore primario. Significativamente, però, segnaliamo ai medesimi agricoltori la contraddizione enorme di chi in questi anni ha sostenuto che una maggiore attenzione all’ambiente fosse nemica dell’agricoltura, quando un giusto approccio in questo senso non può che giovare ad essa. Sono gli stessi, attenzione, che oggi si lamentano dei tagli in sede europea, ma non dicono una parola sul riarmo che li determina”.