Il CPR a Trento non s’ha da fare, né qui né altrove – Verso la manifestazione del 13 dicembre

La notizia ora è ufficiale: entro il 2026 anche il Trentino avrà il suo CPR. Il Presidente della PAT Fugatti e il Ministro Piantedosi il 24 ottobre hanno annunciato, in pompa magna, che l’accordo è stato sottoscritto e che da subito partirà l’iter per costruire e rendere operativo l’undicesimo lager in territorio nazionale, sarà “un modello da esportare in tutta Italia”. Riguarderà un’area di 3000 metri quadrati vicino al quartiere Piedicastello: l’immobile, ad oggi ancora abitato, verrà demolito per lasciare spazio a moduli prefabbricati, doppia recinzione e telecamere al modico costo di circa 1,5/2 milioni di euro, interamente a carico della Provincia, mentre al Ministero dell’Interno rimarrà l’onere per la gestione.
In conferenza stampa si è parlato di una capienza di 25 posti, ma di questo non vi è traccia nel documento d’intesa dove si specifica soltanto che almeno due terzi saranno riservati a destinatari di provvedimenti di espulsione rintracciati sul territorio trentino. Una scelta di responsabilità, ha dichiarato Fugatti, che servirà a risparmiare le risorse che attualmente si impiegano per trasferire cittadini stranieri verso CPR fuori regione e per rafforzare la sicurezza sul territorio. Parallelamente, l’accordo prevede anche un drastico taglio del numero di posti disponibili nei centri di accoglienza straordinaria. Questo rappresenta un ulteriore colpo al sistema accoglienza, il cui smantellamento va avanti da anni, e che oggi si stima lasci in strada più di mille persone, anche donne e bambini, senza alcuna assistenza. La PAT di questo razzismo istituzionale se ne fa un vanto, il Comune, con la sua giunta di centrosinistra, continua a sottrarsi dalle proprie responsabilità e insiste con la politica del termometro. È ciò che avviene nella Trento che ogni anno svetta ai primi posti per la qualità della vita, eletta lo scorso anno capitale europea del volontariato.
La notizia dell’accordo sembra aver sorpreso il Sindaco, visibilmente irritato per essere stato lasciato alla finestra e ora costretto a prendere una posizione chiara per risolvere i grattacapi che la questione sta generando all’interno della sua maggioranza. Gli sarà sfuggito che sono almeno due anni che va avanti decisa la mobilitazione del comitato NO CPR. E che lo avrebbe dovuto vedere in prima linea.
Che la destra adoperi i CPR come sigillo di garanzia del proprio operato certo non sorprende, ma che la giunta comunale di centrosinistra, al suo secondo mandato, prosegua nei rimpalli, nella fiera delle belle parole senza alcuna azione conseguente, dovrebbe quantomeno far riflettere su quanto i minestroni elettorali possano essere indigesti. Prima o poi i nodi vengono al pettine e le contraddizioni interne si tramutano in un teatrino.
Quando nel 2023 la giunta Fugatti si è resa disponibile ad ospitare un CPR, il Sindaco di Trento guardò con favore alla possibilità di avere anche per la sua città una struttura detentiva purché di piccole dimensioni e di eccellenza. Pensava forse ad una casetta delle bambole tutta fiocchi e lustrini. Da quel momento sulla questione è calato un rispettoso silenzio e anche all’interno del programma di coalizione che ha portato al “Ianeselli bis” non se ne parla: meglio non entrare nel merito e sorvolare su ciò che può rovinare gli amorosi intenti. Siamo arrivati al paradosso: una consigliera della sua maggioranza, in una domanda di “attualità”, ha chiesto al sindaco di dichiarare l’indisponibilità del Comune per la realizzazione del CPR, offrendogli, in un gioco delle parti, l’opportunità di lavarsi le mani pubblicamente: “È un’opera che ha ragioni di sicurezza nazionale – ha risposto – e dunque non è richiesta l’espressione né della Giunta né del consiglio comunale”. Ma, santa pazienza, discuterne prima, parlare anche se non interrogato, no? E anche le tardive prese di posizione di questi ultimi giorni appaiono toppe peggiori del buco. Leggiamo dichiarazioni che si limitano a criticare il funzionamento dei CPR e parole preoccupate per il taglio dei posti in accoglienza, potenzialmente pericolosi per la sicurezza dei cittadini.
Nulla sulla funzione intrinseca del CPR come luogo di detenzione amministrativa per chi non ha commesso alcun reato, sull’incompatibilità che questi lager di Stato hanno con i principi di uno Stato di diritto, sulla storia dei CPR che viene da lontano, sui grandi affari che i privati fanno sulla pelle dei migranti. Nulla di tutto ciò.
E intanto la città di Trento si prepara ad una grande mobilitazione per il 13 dicembre, per affermare con forza la propria opposizione ai CPR, sia a Trento che altrove.