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Horizon Europe: strategia, soldi e menti per l’economia di guerra
Come emerge dalla proposta del prossimo programma-quadro europeo, le nuove agende politiche europee sono incentrate su accelerazione, rafforzamento della competitività, aumento dell’autonomia strategica dell’UE e sviluppo di programmi spaziali – per cui l’UE prevede di investire complessivamente 175 miliardi di euro nel periodo 2028-20341.
In questi chiari passi verso l’economia di guerra, la ricerca e lo sviluppo tecnologico vengono piegati alle esigenze delle industrie belliche, con una sempre maggiore attenzione alla ricerca dual-use; rompendo definitivamente l’illusione di un’Unione Europea sostenibile e pacifista, che il programma quadro Horizon 2020 aveva prospettato e che, già, quello attualmente in vigore (2021-2027) aveva smascherato.
Il piano si regge su quattro pilastri: Ricerca eccellente, Competitività e società, Innovazione e Area di ricerca europea. Nella descrizione, alle parole chiave più note, come transizione pulita e leadership digitale, si aggiungono difesa, industria e spazio. Nello specifico, tramite il nuovo Fondo Scaleup Europe, il Consiglio per l’Innovazione Europea introdurrà un focus sulle startup in settori come biotecnologie, tecnologie quantistiche, IA, tecnologie pulite, spazio e dual-use2.
I documenti cardine di questa strategia sono: il report di Mario Draghi sul ‘Futuro della competitività europea’3; il report di Enrico Letta ‘Molto più di un mercato’4; quello del gruppo di esperti presieduto Manuel Heitor: ‘Allineare, Agire, Accelerare’5; quello di Niinistro ‘Safer together’6. Tutti i report “mostrano che c’è uno slancio dietro la ricerca dual-use e l’innovazione”.
Come il “green” si è sporcato di sangue
Abbiamo sempre denunciato il carattere imperialista dell’Unione Europea e le sue politiche neoliberiste e con il Green New Deal, varato nel 2019, fino al programma Horizon 2020, l’UE ha raggiunto l’apice della sua narrazione sul proprio carattere progressivo, avendo come cavalli di battaglia l’economia verde, la salute, il cibo, l’inclusività e la digitalizzazione.
Il coinvolgimento europeo nella guerra in Ucraina ha segnato un tornante nelle politiche europee che, anche al livello di ricerca, hanno iniziato a ridurre sempre di più lo spazio riservato allo sviluppo del cosiddetto welfare e alle politiche “green”, orientandosi verso l’integrazione tra tecnologie ad uso civile e militare.
I cosiddetti “stakeholder” europei, i veri portatori degli interessi a cui risponde l’Unione, sono i soggetti privati che più di tutti hanno beneficiato di queste politiche: industria bellica e pesante, aerospazio, automotive, oltre ad un rinnovato interesse e slancio nel settore nucleare.
Una conversione dell’economia che mette la corsa al riarmo come elemento propulsivo, come dimostrato dall’approvazione del piano ReArm Europe per cui sono previsti 800 miliardi di euro, da recuperare tramite l’allentamento dei vincoli di bilancio (proprio così!) per gli Stati membri, un nuovo strumento di finanziamento da 150 miliardi (SAFE), diversione di parte dei fondi di coesione e supporto della Banca di Investimento Europea7.Il White paper for european defence8 è un elenco completo degli strumenti di cui l’Unione Europea e gli Stati membri dovranno dotarsi per realizzare gli obiettivi ReArm, tra questi: maggiore coordinamento tra i vari attori della difesa europea per sviluppare, produrre e commerciare sistemi d’arma; supporto al dual-use delle reti di mobilità, comunicazione, navigazione e osservazione; infrastrutture e mobilità militare; velocizzazione dei permessi di costruzione e ambientali per i progetti industriali di difesa; eccezione nell’applicazione dei criteri ESG per il finanziamento di questi progetti; approvvigionamento di materiali strategici; integrazione dell’industria militare ucraina nel Mercato Unico.Ha fatto seguito una prima roadmap (Preserving Peace – Defence Readiness Roadmap 20309) che ripercorre la trama di messa a terra di questi propositi, rendendo sempre più concreta l’escalation militare nei confronti della Russia. Intanto la European Drone Defence Initiative è stata la mossa, che ha ricevuto maggior attenzione al livello giornalistico, evocando un “muro di droni” nei cieli europei in risposta alla minaccia russa.
Governo Meloni: braccio della guerra europea ai popoli e all’ambiente
In Italia il Governo, dal suo insediamento, ha perfettamente interpretato la deriva reazionaria delle indicazioni europee, sia al livello di progressiva militarizzazione e stretta securitaria, che nelle politiche energetiche e sugli asset strategici. Nascondendosi dietro una narrazione di “sovranità” (militare, energetica) la Meloni è di fatto interprete di un sempre maggior asservimento dell’Italia ai dettami euro-atlantici sull’aumento della spesa militare e sui “partner energetici” privilegiati. Ne sono un esempio l’imposizione delle importazioni di GNL statunitense, o la rincorsa all’Alleanza Europea per il Nucleare e la parallela reintroduzione della fissione in Italia.
I 9.7 miliardi di euro stanziati per il programma di ricerca e finanziamento EURATOM 2028-2034, per l’innovazione nel settore nucleare, si inseriscono in una cornice europea di tecnologie dual-use e si legano alla tenuta della Francia come Paese core europeo e, perché no, possibile ombrello nucleare in caso l’unità con gli Stati Uniti venisse meno.
Le indicazioni europee rispetto allo snellimento dei vincoli ambientali sono state già largamente recepite dal Governo, come nel caso del decreto asset con l’eliminazione del doppio vincolo paesaggistico per i tagli boschivi, esattamente come la rinnovata centralità delle risorse strategiche, recepita con il piano nazionale di esplorazione mineraria.
Parallelamente, si preparano gli strumenti per la repressione di un dissenso in via di allargamento verso queste politiche belliciste ed ecocide. Assistiamo alla militarizzazione e aumento del dispositivo repressivo con il dl sicurezza e il dl 1627, che mirano alla criminalizzazione, alla repressione delle rivendicazioni, in varie forme dalle piazze alle scuole, dei diritti dei popoli e dell’ambiente, legando le mani al personale docente e reprimendo l’ambito della formazione, rendendolo sempre più asservito ai dettami della guerra e arido dal punto di vista politico.
Intervenendo sui settori più conflittuali o sulle contraddizioni potenzialmente più esplosive – come quella ambientale – in un clima di crisi complessiva dell’agibilità democratica.
Il know-how del genocidio: da e verso Israele
L’utilizzo di tecnologie di sorveglianza e armi che viene effettuato sul campo dall’esercito israeliano come strumenti di apartheid e genocidio del popolo palestinese, rappresenta un laboratorio sperimentale per sistemi che poi sappiamo saranno commercializzati con la “garanzia di essere stati testati”. Lo vediamo già con le tecnologie di controllo biometrico e spionaggio informatico, di cui Israele è leader mondiale, come anche nel campo di laser e ottica.
Si tratta di uno scambio bidirezionale di know-how e tecnologie, come testimoniano gli accordi tra aziende italiane ed Israeliane, ma anche le complicità di università, enti di ricerca, istituzioni – come nel caso del bando MAECI10 di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele. I temi: gestione e tecnologie dell’acqua, tecnologie dell’agri-food, biotecnologie – tutti strumenti che sappiamo essere usati da Israele come arma di genocidio del popolo palestinese.Si tratta quindi di esportazione delle tecnologie dual-use dal nostro Paese a Israele, che verranno poi testate sul campo e magari ri-acquistate da altri Paesi, un meccanismo perfetto per le esigenze del progetto sionista e delle aziende che speculano sulla guerra e sull’uccisione dei civili tramite l’asservimento della ricerca alla produzione di armi, alla devastazione ambientale, al controllo e all’oppressione.
- https://research-and-innovation.ec.europa.eu/news/all-research-and-innovation-news/horizon-europe-2028-2034-twice-bigger-simpler-faster-and-more-impactful-2025-07-16_en?prefLang=it ↩︎
- https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/speech_25_1374 ↩︎
- https://commission.europa.eu/topics/eu-competitiveness/draghi-report_en ↩︎
- https://www.consilium.europa.eu/media/ny3j24sm/much-more-than-a-market-report-by-enrico-letta.pdf ↩︎
- https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/2f9fc221-86bb-11ef-a67d-01aa75ed71a1/language-en ↩︎
- https://commission.europa.eu/document/5bb2881f-9e29-42f2-8b77-8739b19d047c_en ↩︎
- https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2025/769566/EPRS_BRI(2025)769566_EN.pdf ↩︎
- https://commission.europa.eu/document/download/e6d5db69-e0ab-4bec-9dc0-3867b4373019_en?filename=White%20paper%20for%20European%20defence%20%E2%80%93%20Readiness%202030.pdf ↩︎
- https://defence-industry-space.ec.europa.eu/eu-defence-industry/readiness-roadmap-2030_en ↩︎
- https://www.esteri.it/wp-content/uploads/2025/05/ITALY-ISRAEL-Call-for-Proposals-2025.pdf ↩︎