Il sapere che non si arruola

Il mondo della Scuola e dell’Università hanno subito dagli inizi del 2000 una serie di controriforme, tendenti ad allontanarle dal compito assegnato loro dalla Costituzione repubblicana, per essere sempre più, insieme alla Ricerca, subalterne alle logiche dell’impresa e del mercato. Negli ultimi anni in aggiunta vi è stato un vero e proprio assalto degli apparati militari, per “formare” non più cittadini e cittadine per la pace, ma futuri militari o comunque persone consenzienti al riarmo e alla spesa militare in nome di un malinteso senso patriottico.

Università e Ricerca sono state messe in molti casi al lavoro su progetti che direttamente o indirettamente devono risultare utili a condizioni di guerra, mentre sono emersi, grazie al movimento per Gaza e tutta la Palestina, in molte Università italiane convenzioni, collaborazioni e accordi di ogni tipo, con lo stato genocida di Israele.

Avendone subite tante, la Scuola sempre reattiva verso le contro riforme si riteneva ormai “pacificata”, dopo la pesante sconfitta subita ai tempi del tentativo di contrastare la riforma Renzi detta “Buona Scuola”. In luoghi dove nonostante tutto esiste un sistema di relazioni collettivo, una delle poche aggregazioni di massa di giovani, docenti che devono fare i conti con bambini/e, ragazzi/e verso i quali scattano istinti affettivi e protettivi, il massacro quotidiano praticato a Gaza, le immagini delle sofferenze di chi, in quel contesto, sopravvive in condizioni disumane, sono diventati vettori di una reattività che ha prodotto una crescente partecipazione alle molteplici iniziative e manifestazioni per Gaza.

Si è toccata con mano l’entità di questa partecipazione sia per la grande presenza degli studenti e studentesse di scuole e università nei cortei, sia per la partecipazione allo sciopero del 3 ottobre di docenti e personale ATA, che ha visto molte scuole totalmente chiuse e una consistente partecipazione allo sciopero del personale.

Il risveglio della mobilitazione del mondo del sapere, dovuto a una rivolta morale nei confronti degli orrori a Gaza, come per gran parte del movimento spontaneo di questo periodo, può andare oltre la sfera etica e posizionarsi anche rispetto alla guerra in generale e tutte le sue conseguenze, di cui il riarmo ne costituisce non solo l’alimentazione, ma anche la causa immediata di ulteriori tagli, che negli anni hanno già colpito duramente Scuola, Università e Ricerca.

Costruire comitati che tengano insieme il riarmo, i tagli alla spesa sociale e la questione palestinese dovrebbe essere un nostro obiettivo prioritario, così come continuare a diffondere una cultura della pace, basata su un sistema di relazioni tra i popoli senza oppressioni e sfruttamento.

Come lavorator@ della Scuola, Università e Ricerca ci impegniamo, dove possibile, nelle federazioni e regionali a promuovere comitati e reti sugli obiettivi indicati, insieme a quelli che riguardano le contro riforme come le ultime linee guida, il verticismo e l’autoritarismo con cui si vuole conculcare la libertà d’insegnamento.