Ormai con il Ministro Valditara sembra non vi sia mai fine al peggio. L’ordine di avviare un’immediata ispezione in alcune scuole ree di aver aderito a un progetto di approfondimento sulla situazione in Palestina a cui ha partecipato in videoconferenza, in qualità di relatrice speciale dell’O.N.U. per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese raschia davvero il fondo del barile.
Sul banco degli imputati sono finite prima tre scuole toscane, su pressioni provenienti da esponenti della destra locale, poi altri due istituti emiliani; il “caso Albanese” è destinato ad allargarsi ancora.
È un tentativo di alzare il tiro che si inserisce in un processo complessivo di controllo e repressione verso un mondo della scuola che, in questi mesi, ha dimostrato di non voler piegare la testa e sta tentando in tutti i modi di custodire spazi di libertà democratica. La brama di mettere le mani sulla scuola per disciplinare le sue finalità è storia che appartiene a ogni tradizione autoritaria che si rispetti, nulla di nuovo. Tutte le riforme varate dal MIM in questi mesi, fino alle recentissime indicazioni nazionali per il curricolo, trasudano una visione della scuola militarizzata e classista, definendo la cornice entro la quale la scuola disciplinata deve muoversi e operare. Ci sono poi le compulsive circolari che colpiscono direttamente insegnanti e organi collegiali nella loro libertà di insegnamento e di programmazione educativa e didattica. Si spera di ottenere con l’intimidazione e la censura ciò che la propaganda non riesce a far digerire.
E’ proprio al mancato rispetto della circolare del 7 novembre n. 5836 che fa riferimento il Ministro Valditara per giustificare le ispezioni. Si tratta di una nota ministeriale che raccomanda alle scuole di garantire, durante eventi di rilevanza politica e sociale, la presenza di esperti di specifica competenza e autorevolezza, al fine di promuovere pluralismo, sereno confronto e coerenza con gli obiettivi formativi. Il 12 dicembre una nuova circolare, la numero 6545, ha ribadito perentoriamente che, nell’organizzare attività su temi politici e sociali, le scuole dovranno introdurre la par condicio e la presenza di un contraddittorio.
Dal palco di Atreju, durante il dibattito intitolato “La scuola del merito: formazione, educazione, rispetto” (un titolo che è già un programma), il ministro Valditara è tornato sull’argomento: la presenza di Francesca Albanese a quell’iniziativa sarebbe un esempio di indottrinamento, di propaganda politica e di mentalità totalitaria. Vengono poi avanzate ipotesi di reato per alcune dichiarazioni pronunciate dalla relatrice la quale, dati alla mano, denuncia la complicità del governo nel genocidio in Palestina e le responsabilità di Leonardo e delle aziende produttrici di armi. Tra i capi di accusa ci sarebbero anche un incitamento all’occupazione delle scuole e una presunta negligenza di docenti e dirigenti, colpevoli di non aver preservato la campana di vetro entro la quale si vorrebbero tenere i ragazzi. Siamo davanti a una censura esplicita che ha il sapore della provocazione per i prevedibili effetti che legittimamente avrebbe scatenato.
Il pluralismo e l’autorevolezza dei relatori sono stati rispettati. L’Albanese ha parlato in forza del ruolo che ricopre ed è lei la voce di quel contraddittorio richiesto, rispetto alle narrazioni dominanti. Non esprime opinioni, documenta fatti dai quali partire per successivi lavori di analisi critica da svolgere nelle classi con la mediazione dei docenti. Il paradosso è che Valditara, mentre si appella a un malinteso senso di libertà, difende la sua riforma che esalta i valori occidentali, l’identità nazionale e le tradizioni culturali. E firma protocolli, senza scandalizzarsi, con le forze armate.
È proprio la verità che si vuole silenziare. il Ministro sa bene che la scuola, nonostante gli attacchi che subisce da decenni, resta forse ancora l’unico luogo di confronto critico all’interno di un tessuto sociale disgregato, privo di luoghi collettivi di confronto, dove anche il mondo del lavoro diviso, gerarchizzato e ricattabile fatica ad esporsi. Nell’esprimere piena solidarietà a tutti i soggetti coinvolti in questa vergognosa vicenda, a Francesca Albanese, ai docenti, studenti e studentesse, aspettiamo il solerte intervento di ispettori anche nelle scuole fatiscenti e non a norma, nei luoghi dove gli studenti e studentesse ci rimettono la pelle per adempier l’obbligo di alternanza scuola lavoro o in quelle realtà dove complesse situazioni sociali ed economiche generano evasione e abbandono scolastico.