L’operazione “normalità”, il marketing politico che uccide il processo di rottura del sistema

L’industria del consenso ha lanciato il suo ultimo prodotto. Giovane, rassicurante, un italiano perfetto, la calma serafica di chi sa di piacere. L’identikit ideale della “buona politica” da salotto, perfetta per i talk show e le copertine. L’archetipo di questa operazione ha un nome e un cognome: Silvia Salis, sindaca di Genova e astro nascente del PD nazionale. La “renziana cauta” studiata per piacere a sinistra e rassicurare il centro.
Ma dietro il packaging lucido e studiato a tavolino, cosa troviamo?
Troviamo il vuoto pneumatico. Il nulla condito col niente. Questa operazione non serve a cambiare le cose, ma a gestirle. È il marketing applicato alla lotta di classe: si imboniscono le classi subalterne con una patina di progressismo (“una spinta a sinistra, ma non troppo”), mentre si garantiscono gli interessi veri. Quelli della finanza, delle lobby, di quel ceto politico che vive di rendita e teme ogni scossone.
È la politica come cosmesi: si lucida la facciata del palazzo mentre le fondamenta crollano.
Il problema è che le classi sociali in difficoltà, i precari cronici, chi non arriva a fine mese, chi vede la sanità pubblica smantellata, non sanno che farsene dell’italiano corretto o del piglio rassicurante. Hanno bisogno di ben altra rottura. Una rottura vera, radicale, con il sistema che li opprime.
Hanno bisogno di chi parli di salario minimo reale, di patrimoniale vera, di blocco della precarietà. Invece, ricevono il “pragmatismo”. Ricevono la rassicurazione che il “manovratore” non sarà disturbato. Questa sinistra da Zona Traffico Limitato è il miglior alleato del sistema che finge di combattere; è il tappo che impedisce all’indignazione sociale di esplodere e diventare progetto politico. La Salis si è esposta in modo apprezzabile, sul genocidio palestinese, è stata in piazza e ha condiviso la partenza dal porto di Genova della flotilla, ma per chi come noi vive questa città, sa anche che il primo provvedimento della Sindaca è stato quello di aumentare l’IMU su 27 mila alloggi a canone concordato, ossia quel canone che va incontro alle esigenze economiche spesso difficili dell’affittuario e un secondo che vede dal 1 novembre aumentare le tariffe di abbonamento del trasporto pubblico locale, due provvedimenti che colpiscono fasce deboli e lavoratori a basso salario.
L’operazione Salis è il capolavoro di questo inganno. È il ritorno del doroteismo, la vecchia DC travestita da novità. Promettere di cambiare tutto per non cambiare assolutamente nulla. È l’eterno Gattopardo italiano.
Mentre i deboli affogano, la politica “che piace” si sistema il tailleur, sorride alle telecamere e si assicura che il banchetto dei potenti possa continuare indisturbato. Non è una speranza. È un sedativo.