Crisi IBL di Coniolo: l’azienda scarica i costi sociali sulla comunità locale mentre delocalizza irresponsabilmente all’estero

L’inerzia e le scelte scellerate della direzione IBL – ha dichiarato Alberto Deambrogio, segretario regionale piemontese del PRC-SE– gettano nell’incertezza e nello sconforto decine di famiglie, in un atto di pura irresponsabilità sociale e d’impresa. La tanto decantata ristrutturazione aziendale si è palesata per quello che è realmente: una cinica operazione di delocalizzazione delle produzioni verso l’estero, volta a massimizzare i profitti a spese dei lavoratori e del tessuto economico locale”.

“Mentre l’azienda chiede all’INPS il pagamento della cassa integrazione, di fatto scaricando sulla collettività i costi della sua crisi gestionale, le produzioni sembrano essere progressivamente trasferite altrove. È inaccettabile che un’impresa, dopo aver beneficiato per anni delle risorse e delle professionalità locali, decida di abbandonare il territorio senza un piano industriale credibile per il sito di Coniolo. Il piano di riassetto annunciato ad aprile si traduce oggi in una prospettiva di chiusura e incertezza totale per i dipendenti”.

“I sindacati – ha continuato Deambrogio – hanno giustamente denunciato il mancato rispetto degli accordi precedentemente sottoscritti. Questa vertenza non è solo una questione economica, ma il simbolo dell’abbandono industriale che il nostro Paese sta subendo. È a questo tipo di imprenditoria che il Governo continua ad assicurare misure regressive come il superbonus sugli investimenti senza neanche verificare ritorni su efficienza e innovazione. La politica dovrebbe dare altri tipi di segnali, intervenendo con fermezza per fermare questa emorragia di posti di lavoro e dignità, pretendendo dall’azienda soluzioni concrete a salvaguardia occupazionale”.

“La IBL  – ha concluso Deambrogio – dimostra totale mancanza di rispetto per la comunità di lavoratrici e lavoratori, che non possono essere le uniche vittime di una gestione aziendale fallimentare e irresponsabile. La lotta per la difesa del lavoro e del sito produttivo continua e forse potrebbe esplorare anche soluzioni che affidino la continuazione della produzione a forme cooperative. Un percorso non facile, ma sicuramente da esplorare”.