A 24 anni si suicida in carcere. Chi si gira dall’altra parte è complice

Come avevamo previsto le drammatiche conseguenze di ciò che, a causa di un sistema carcerario che calpesta totalmente i diritti umani più basilari delle persone in stato di privazione della libertà personale è accaduto la settimana scorsa nel carcere di Como iniziano a farsi sentire.
La casa circondariale di Como è in cima alle classifiche relative al sovraffollamento, alla mancanza di personale qualificato non militare, alla mancanza di attività di reinserimento sociale che permettono alle detenute e ai detenuti di passare alcune ore al di fuori delle celle che risaputamente sono affollate e in stato di grave degrado igienicosanitario. Questa situazione insopportabile ha portato, nei giorni scorsi, ad un’ennesima rivolta che si è conclusa con diversi feriti tra cui, il più grave, un ragazzo di 24 anni finito al pronto soccorso in codice rosso per via di un trauma da schiacciamento al torace.
Rientrato nella propria cella, una volta dimesso, in quella stessa cella questo ragazzo si è impiccato ed è morto. Morto a 24 anni mentre era nelle mani dello Stato, questo è inaccettabile e non può passare sotto silenzio.
Quanti morti ancora prima di una vera riforma del sistema penitenziario?
Chi si volta dall’altra parte è complice.