Ci si può alleare con chi è per la guerra? Scandaloso voto del PD in Europa

Il sipario sulla politica europea si è chiuso, ancora una volta, su una scena di profonda ipocrisia e cinismo politico, e il Partito Democratico (PD) è al centro della rappresentazione più ignobile. Mentre in Italia la leadership parla di rilancio del welfare, di giustizia sociale e dell’urgente necessità di un fronte comune contro le destre, a Bruxelles i suoi europarlamentari, con una mossa di calcolata doppiezza, hanno votato a favore o si sono astenuti su un piano di riarmo europeo che è l’esatto opposto di un progetto di pace e solidarietà.
Il punto focale di questa contraddizione è il recente via libera al Regolamento che istituisce il primo Programma Europeo per l’Industria della Difesa (EDIP). Questo programma non è un innocuo esercizio burocratico; è la prima pietra di una vera e propria economia di guerra. L’EDIP (European Defence Industry Programme) è un meccanismo legislativo e finanziario concepito per consolidare la base tecnologica e industriale della difesa dell’UE, aumentando la capacità produttiva attraverso appalti congiunti e intensificando il sostegno all’Ucraina. Con un budget stanziato di 1,5 miliardi di euro, 300 milioni dei quali dedicati specificamente allo strumento di sostegno all’Ucraina , l’EDIP sancisce formalmente l’orientamento militarista dell’Unione, abbracciando apertamente il principio “Buy European” per alimentare un complesso industriale bellico interno.   

L’ignobile strategia della scissione
La complicità del PD in questo progetto non è stata un incidente, ma una deliberata manovra di “mediazione” politica che ha il sapore del tradimento. Sul testo strategico che ha preparato il terreno per l’EDIP – a Risoluzione politica sul futuro della difesa europea—la delegazione democratica si è divisa in due: una parte ha votato a favore (in linea con Fratelli d’Italia e Forza Italia), l’altra si è astenuta.   
Questa non è stata una “crisi di coscienza”, ma una tattica vile. L’astensione, usata da figure di peso per dare un contentino all’ala pacifista del partito e alla segreteria, ha garantito che il testo passasse con il sostegno cruciale della componente “europeista” del PD. Il voto favorevole, difeso con l’argomento di “non isolarsi” dal gruppo Socialisti e Democratici in Europa , ha di fatto fornito l’appoggio politico necessario all’agenda della Commissione Von der Leyen, la stessa che l’opposizione in Italia vorrebbe combattere. Si predica la lotta contro la destra in patria per poi sostenerne le posizioni più radicali a Bruxelles.   
L’abbandono totale del welfare e l’ombra della guerra
La contraddizione morale raggiunge il culmine quando si esamina il contenuto più destabilizzante della Risoluzione che il PD ha contribuito a non ostacolare. Il documento invita gli Stati membri a “revocare tutte le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari nel territorio russo”.   
Questa non è più difesa; è escalation. Questa richiesta abbassa drasticamente la soglia di rischio di un conflitto diretto con la Russia, una potenza nucleare. Chi vota a favore o si astiene su un simile atto di incoscienza, compie passi concreti verso l’intensificazione della guerra, sacrificando ogni credibilità sulla questione della pace.   
E in questa frenesia militarista, si consuma l’abbandono totale di qualsiasi politica del welfare che il PD ipocritamente continua a sostenere in Italia. Ogni miliardo destinato all’EDIP e, più ampiamente, al piano ReArm Europe (che prevede centinaia di miliardi in debito mutualizzato) , è un miliardo sottratto alle scuole, alla sanità pubblica, alla riconversione ecologica e alla lotta contro la povertà. L’Europa, con il consenso del PD, sceglie cannoni e bombe al posto di solidarietà e coesione sociale.   
Il Partito Democratico non può credibilmente dichiarare di combattere il pericolo della destra in Italia mentre sostiene in Europa la Commissione Von der Leyen, il cui progetto di difesa è intrinsecamente legato a una visione di suprematismo occidentale e di subordinazione agli interessi geopolitici più aggressivi. Questa alleanza tattica, spacciata per realismo politico, è in realtà la più profonda delle contraddizioni: è un’assunzione di responsabilità diretta nel progetto di militarizzazione e integrazione economica della difesa, lo stesso progetto che le destre nazionaliste in Italia appoggiano con fanatismo.
Il voto sul riarmo è il test della verità. E su questo test, il Partito Democratico ha fallito miseramente, dimostrando che la sua “integrazione europea” è, in realtà, la sua dissoluzione etica, sacrificando i suoi principi fondanti in nome di una presunta centralità a Bruxelles, una centralità pagata al prezzo del welfare e della pace. La vacuità della sua posizione è una pericolosa maschera che cela una complicità istituzionale con l’agenda militarista, la domanda è semplice: che cosa possiamo mai avere in comune quando su un punto strategico ineludibile come Pace-Guerra siamo su strade diametralmente opposte?