Il declino del Piemonte: l’inerzia politica tra automotive e anziani

Il Piemonte si trova stretto nella morsa di una crisi economico-sociale che affonda le radici in decenni di inerzia politica e scelte miopi. I dati, che ribadiscono una tendenza perdurante da tempo, illustrati stamane da una indagine Confservizi, sono impietosi.
Il settore automotive, un tempo fiore all’occhiello della regione, è oggi il simbolo di una dismissione industriale non governata. La dipendenza quasi esclusiva da un unico attore privato, prima Fiat e ora il gigante finanziario Stellantis, ha prodotto un sistema fragile, come dimostra la costante emorragia di posti di lavoro nell’indotto (oltre 1.500 addetti persi di recente) e il ricorso massiccio alla cassa integrazione a Torino.
La classe politica, tanto di centrodestra quanto di centrosinistra, ha fallito nel programmare un’alternativa credibile. Non si è avuto il coraggio di nazionalizzare gli asset strategici per guidare la transizione, né di instaurare un rapporto pragmatico con nuovi produttori, come quelli cinesi, per attrarre investimenti.
Si è preferito assecondare gli interessi finanziari di Stellantis anziché investire in modo massiccio sulla mobilità collettiva e sostenibile, un settore che avrebbe potuto generare nuova occupazione e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Parallelamente, l’incapacità programmatica emerge in modo drammatico nella gestione dell’invecchiamento della popolazione, un fenomeno strutturale e noto da tempo.
Il Piemonte è una delle regioni più anziane d’Italia, ma la rete di servizi, a cominciare dalla sanità territoriale e dall’assistenza per la non autosufficienza, è gravemente sottodimensionata e presenta forti disparità provinciali. La politica ha ignorato gli allarmi sulla crescente domanda di assistenza, lasciando le famiglie e il personale sanitario in condizioni insostenibili. In realtà è l’intero nodo sanitario e socio sanitario che dovrebbe essere ripensato, e se uno guarda al Piano che sta proponendo l’ assessore Riboldi, con l’ esplicito “arrangiatevi” rivolto alle famiglie dei cronici non autosufficienti, non può che trarne funeste previsioni.

In sintesi, il Piemonte è vittima di una classe dirigente miope che, intrappolata anche in chimeriche vie d’uscita affidate a turismo ed eventi, riafferma la propria incapacità di pianificazione sociale, condannando la regione a un inesorabile declino. 
Ci sono industrie che certo fanno utili stratosferici anche in questo Piemonte: sono quelle legate alle produzioni di armi. Chi ha a cuore il futuro del nostro territorio, in generale di un mondo senza conflitti, fatto di cooperazione, non può che guardare con inquietudine a questi successi e a chi, nel centrodestra e nel centrosinistra, si sta schierando per garantirne le condizioni di fondo.