Riprende oggi sotto i peggiori auspici la trattativa all’Aran sul contratto scuola. Le cifre proposte rispecchiano quelle dei comparti pubblici già firmati con i quali si è realizzata un’altra tappa dell’arretramento trentennale dei salari in Italia. Di fronte a un’inflazione che nel triennio è stata del 16% gli aumenti si sono fermati sotto il 6%, determinando un crollo del valore reale delle retribuzioni del 10%.
Quest’attacco è stato reso possibile dalla complicità di sindacati, tra cui la Cisl, veri e propri cavalli di Troia del governo tra le lavoratrici e i lavoratori.
Il pessimismo è purtroppo giustificato dal fatto che nonostante la proposta economica sia in linea con i contratti pubblici già siglati, anche la Uil sembra intenzionata ad apporre la sua firma.
E’ vergognoso in un paese che vede gli stipendi annui degli insegnanti sotto la media europea e molto sotto i paesi dell’Europa occidentale: 6 mila euro meno che in Spagna, 11 mila euro meno che in Francia, 24 mila euro meno che in Svizzera, a fronte di carichi di lavoro sempre più pesanti e impegnativi, specialmente negli aspetti burocratici, spesso privi di senso e in contrasto col tempo da dedicare agli/alle alunn@.
Queste retribuzioni sono in linea con anni di progressivo attacco e distruzione di tutte le funzioni pubbliche, e della scuola in particolare, considerata un ostacolo alla modernizzazione neoliberista e ancora troppo distante dalle logiche dell’impresa e del mercato. A ulteriore dimostrazione di ciò una spesa per l’istruzione del nostro Paese sotto la media europea, 4% contro 4,9 del PIL, è molto al di sotto di Paesi che investono fino a 4 punti in più.
All’umiliazione degli aumenti previsti, che sottendono disprezzo per una categoria che svolge una funzione sociale fondamentale, l’ipotesi d’accordo aggiunge lo stanziamento di cifre irrisorie, 40 milioni per il 2026, finalizzate a legare la formazione a incentivi miseri con i quali si punta a frantumare il corpo docente, coinvolgendone una parte nel processo di aziendalizzazione e gerarchizzazione della scuola.
Abbiamo plaudito alla scelta della Cgil di non firmare il contratto delle funzioni locali e contiamo che non si renda responsabile di un accordo che accolga la proposta in discussione oggi. Chiediamo alla UIL di ripensarci e non rendersi connivente con quest’ennesimo attacco alle lavoratrici e ai lavoratori.
Noi pensiamo che le misere proposte governative debbano essere discusse con tutt@ lavoratori e lavoratrici della scuola per creare una risposta collettiva, adeguata e di lotta contro quella che costituisce una vera e propria provocazione, tanto più rispetto a un settore cosciente delle enormi risorse destinate al riarmo, e dei pericoli di guerra che questo comporta, a scapito delle risorse da destinare a chi costruisce il futuro di questo paese.
Loredana Fraleone
Antonello Patta