L’opposizione d’acciaio: il PD vota per i caccia, il welfare può attendere

In un’epoca in cui le liste d’attesa nella sanità pubblica assomigliano a testamenti biologici e gli stipendi non arrivano a fine mese, le priorità della politica italiana emergono con chiarezza cristallina. L’ultima prodezza arriva dalla commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, dove il Partito Democratico, in un impeto di responsabilità nazionale (verso chi, è da vedersi), ha deciso di benedire il programma GCAP: 9,6 miliardi di euro per nuovi cacciabombardieri.

Mentre il Paese reale fatica, l’Italia “ufficiale” firma assegni per giocattoli di morte di “sesta generazione”, un progetto faraonico da 50 miliardi complessivi condiviso con Regno Unito e Giappone.

Quasi 10 miliardi di euro. Una cifra che, spesa sul territorio, avrebbe potuto rivoluzionare la sanità, tamponare l’emergenza abitativa o finanziare la transizione ecologica. Invece, andrà a ingrassare i bilanci di Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi. È l’eterno scempio dei quattrini pubblici sacrificati sull’altare dell’industria bellica, un buco nero che ingoia risorse sottraendole sistematicamente alla vita dei cittadini.

Ma il vero capolavoro politico di questa vicenda non è tanto la scelta della destra, prevedibile e coerente con la sua visione muscolare del mondo. No, il dramma farsesco è il ruolo del Partito Democratico.

L’opposizione, quella che dovrebbe difendere gli ultimi, ha “contribuito a scrivere la risoluzione”. Non si sono limitati a un’astensione tattica o a un voto contrario di bandiera; hanno preso parte attivamente alla stesura dell’atto che impegna l’Italia in questa spirale di spesa militare.

E quali sono state le modifiche strappate dal PD in questo impeto di collaborazione? Tenetevi forte: hanno chiesto al governo di “informare costantemente il Parlamento”. Un’audacia che fa tremare i polsi. In pratica, mentre la maggioranza stacca l’assegno, il PD si accontenta di ricevere la ricevuta di ritorno.

Hanno inoltre chiesto il rispetto della “clausola di preferenza europea” se si usano fondi UE. Un dettaglio burocratico comico, se si considera che i partner principali sono il Regno Unito post-Brexit e il Giappone.

Il senatore Alfieri, con orgoglio, ci ricorda che questo programma nacque sotto l’egida del PD, con il ministro Guerini (governo Conte-2). Una rivendicazione di paternità che chiarisce tutto: non c’è inciucio, c’è continuità. È lo stesso “partito dell’elmetto”, che sia guidato da FdI o dal PD, perfettamente intercambiabile quando si tratta di obbedire ai signori della guerra e alle lobby dell’acciaio.

L’unica voce fuori dal coro, in Parlamento, è quella del M5S, che critica i costi e la natura extra-europea del progetto. Ma è una voce isolata nel deserto bipartisan del riarmo.

Il PD, ancora una volta, dimostra la sua tragica inutilità come alternativa. Non è opposizione; è la stampella responsabile del blocco di potere dominante. È la finta sinistra che garantisce la stabilità del sistema, assicurando che, qualunque cosa accada nelle urne, i bilanci della Difesa siano salvi e gli affari dei mercanti di morte possano prosperare. Il welfare, intanto, può continuare a morire in pace.